Pubblicato: gio, 20 Feb , 2014

Palermo, la mafia infiltrata nel mercato ortofrutticolo

Sequestrati beni per un valore di oltre 250 milioni di euro. Colpiti i patrimoni di cinque titolari vicini alla famiglia mafiosa dei Galatolo

dia_52201La mafia dietro il mercato ortofrutticolo di Palermo. A scoprirlo la Dia del capoluogo siciliano che, a seguito di una complessa indagine, ha concluso un maxi sequestro di beni dal valore di oltre 250 milioni di euro. Sono stati colpiti i patrimoni di cinque imprenditori, titolari di vari stand all’interno del mercato ortofrutticolo in via Montepellegrino, tutti palermitani, ritenuti vicini e contigui a «cosa nostra», in particolare alla nota famiglia mafiosa dei Galatolo.

I destinatari del sequestro, Angelo e Giuseppe Ingrassia, entrambi di 57 anni, Pietro La Fata, 81 anni, Carmelo e Giuseppe Vallecchia, di 74 e 53 anni, avrebbero monopolizzato l’attività del mercato ortofrutticolo palermitano anche attraverso l’utilizzo dei servizi forniti dalla cooperativa «Carovana Santa Rosalia», che si occupa di compravendita di frutta, facchinaggio, trasporto e vendita di cassette in legno e imballaggi. Si tratta di un lavoro redditizio, i cui ricavati non risultavano dalle dichiarazione dei redditi degli indagati. Dalle indagini della Dia, infatti, emerge una totale sperequazione tra i redditi dichiarati dai soggetti ed i beni posseduti dagli stessi.

Sempre dagli elementi raccolti dalla Dia emerge una «regia occulta all’interno del mercato ortofrutticolo palermitano» capace di: prestabilire il prezzo dei beni posti in vendita, cui gli operatori del settore dovevano uniformarsi; controllare il trasporto su gomma da e per la Sicilia occidentale ed i principali mercati di approvvigionamento delle derrate alimentari, ubicati in centro Italia; gestire le attività connesse al commercio svolto all’interno del mercato stesso, ad opera di «cosa nostra».

Ed è proprio a «cosa nostra» che gli investigatori attribuiscono «il totale controllo di un importante settore economico locale, provocando da un lato una grave distorsione del mercato ed eliminando, di fatto, qualsiasi forma di concorrenza con la conseguente imposizione dei prezzi, garantendo all’organizzazione criminale, la possibilità di conseguire ingenti guadagni attraverso attività solo apparentemente lecite». Conclusioni, queste, avallate dalle «convergenti dichiarazioni rese da numerosi collaboratori di giustizia».

A confermare l’ipotesi investigativa ci sono le ordinanze applicative di misura cautelare, dove agli indagati, fra i quali risulta anche Gaetano Riina, viene contestato il controllo del trasporto su gomma da e per i mercati ortofrutticoli di Fondi, Aversa, Parete, Trentola Ducenta e Giugliano, e da questi verso quelli di Palermo, Catania, Vittoria, Gela e Marsala.

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