Pubblicato: mer, 30 Apr , 2014

Omicidio La Torre, il figlio Franco: «L’antimafia si fa uniti»

Franco La Torre alla commemorazione in via Li Muli: «Questo è un luogo di grande mestizia che mi rende triste perché il luogo dove Rosario e mio padre sono stati uccisi, un luogo dove sono venute meno le ragioni di uno Stato democratico»

Lapide La TorreLa mattina del 30 aprile 1982, Pio La Torre e il suo autista Rosario Di Salvo, perdevano la vita in un agguato mafioso in via Li Muli. Un duro colpo per quella che oggi si chiama antimafia ma che trentadue anni fa era una battaglia iniziata da poco e che ha nello stesso La Torre uno dei padri indiscussi. Sarà proprio l’impegno antimafia di Pio La Torre la causa del duplice omicidio voluto da Salvatore Riina, Bernardo Provenzano, Pippo Calò, Bernardo Brusca e Antonino Geraci. I cinque mandanti furono individuati dopo una ricostruzione resa possibile dalle dichiarazioni del pentito Cucuzza, uno degli esecutori materiali dell’omicidio insieme a Giuseppe Lucchese, Pino Greco e Nino Madonia. 

Questa mattina per il trentaduesimo anniversario dall’omicidio, in via Li Muli, sono state deposte corone di fiori alla presenza di Franco La Torre, figlio di Pio, e Tiziana Di Salvo, figlia di Rosario. Presenti alla cerimonia anche le istituzioni con il presidente della Regione Rosario Crocetta, il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e il prefetto Francesca Cannizzo. Ha voluto fare sentire la propria vicinanza anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che in un messaggio ha manifestato «partecipe vicinanza a quanti, raccogliendosi nel luogo dell’eccidio, oggi intendono rendere omaggio al suo messaggio» rendendo omaggio ad un uomo che non si è sottratto al proprio impegno sebbene fosse «consapevole che la sua missione lo avrebbe condotto al sacrificio».

La missione di La Torre era la lotta alla mafia, una battaglia che intraprese appena eletto in Parlamento nel 1972. Membro della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia, istituita nel 1962, La Torre insieme al giudice Cesare Terranova, presenta la relazione di minoranza che denuncia i legami tra mafia e politica con particolare attenzione alla Democrazia Cristiana. Alla relazione si aggiunge una proposta di legge che segna una rivoluzione nella lotta alla mafia. Con l’introduzione di un nuovo articolo, il 416bis, nel diritto penale, il fenomeno mafioso viene riconosciuto come passibile di condanna penale e l’introduzione del reato di associazione mafiosa diventa passibile con una pena da tre a sei anni per i membri, da quattro a dieci nel caso di gruppo armato. La legge Rognoni-La Torre avrà poi il merito di stabilire l’obbligatoria confisca dei beni direttamente riconducibili alle attività criminali perpetrate dagli arrestati. Una legge oggi discussa nelle modalità di gestione dei beni da parte dello Stato, ma indubbiamente fondamentale nella lotta alle mafie.

la torre

Tra i primi a intuire le trasformazioni della mafia, Pio La Torre si concentra sulla mafia edilizia, quella degli appalti vinti grazie alla compiacenza delle amministrazioni locali. Vito Ciancimino, prima assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Palermo e poi sindaco del capoluogo, fu uno dei suoi principali bersagli e riconosciuto come primo responsabile del “sacco di Palermo”. C’è anche la Nato, tra le lotte di La Torre che si oppose con forza all’installazione dei missili dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord nella base militare di Comiso. Il suo obiettivo era impedire l’installazione per «fare del Mediterraneo un mare di pace».

L’impegno per la base di Comiso spinse, in occasione dell’inaugurazione della nuova struttura nel 2007, ad intitolare l’aeroporto a Pio La Torre. L’aeroporto che dal momento della sua apertura  fino al 1973 era intitolato al generale di brigata Vincenzo Magliocco, aviatore distintosi nella guerra d’Etiopia, però cambia nome soltanto per un anno. Nel 2008 la nuova giunta comunale decide di riportare la struttura all’antico nome, intitolandolo nuovamente al generale Magliocco. In merito a questa vicenda, questa mattina il figlio di Pio La Torre, Franco, ha chiesto al presidente Crocetta di «fare una telefonata al nuovo sindaco di Comiso» per intitolare l’aeroporto al padre. Il presidente della Regione ha rivelato di aver già contattato il sindaco del paese ragusano ma di non aver ricevuto risposta. Franco La Torre bacchetta anche il Comune di Palermo sulla scarsa cura delle foto, poste sul luogo dell’omicidio, in ricordo di Pio La Torre e Rosario Di Salvo. «I problemi di Palermo sono tanti – dice Franco La Torre – ma perché dimenticare questo luogo? Perché il messaggio deve essere ″non ci importa di loro″, che senso ha?». Il figlio di La Torre riserva una stoccata finale alla classe politica  perché «non si faccia più gara a chi è più antimafioso di tutti. Ricordo bene quello che diceva mio padre in proposito: la mafia si sconfigge con il sentimento unitario non con il settarismo». Sembra dello stesso avviso Rosario Crocetta che invita a «pensare che la lotta alle mafie non si fa con le divisioni» aggiungendo «mi addolora molto che ci possano essere polemiche nell’antimafia. Non dividiamoci questo è il messaggio di Pio La Torre, affichè il suo ricordo non sia un semplice rito».

 

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