Pubblicato: gio, 24 Apr , 2014

‘Ndrangheta, tra i contatti del faccendiere Miccichè spunta pure Dell’Utri

La Corte di Cassazione respinge il ricorso dell’ex latitante democristiano: «inammissibile»

cassazioneLe indagini condotte dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria hanno accertato il «ruolo di contatto di Aldo Miccichè tra la ‘ndrina di Gioia Tauro e ambienti politico-istituzionali». A scriverlo sono i giudici della sesta Sezione penale della Corte di Cassazione, che hanno così respinto il ricorso che Miccichè, 78enne ex esponente calabrese della Democrazia cristiana ed estradato dal Venezuela in Italia lo scorso settembre dopo l’arresto nel luglio 2012 per associazione mafiosa, aveva presentato contro la decisione del tribunale del Riesame di Reggio Calabria che a novembre dell’anno scorso ha confermato alcune misure coercitive nei suoi confronti.

Nelle motivazioni della sentenza i supremi giudici hanno riconosciuto in toto l’ipotesi fatta dalla Dda di Reggio Calabria. Micciché è accusato di «essersi interessato al fine di alleggerire il 41 bis nei confronti del boss Giuseppe Piromalli di Gioia Tauro». Il fatto di esser stato per parecchio tempo all’estero non gli ha impedito, secondo i giudici della Cassazione, di essere «a più riprese partecipe a pieno titolo del sodalizio mafioso». Per spiegare ciò viene fatto riferimento a diverse intercettazioni telefoniche raccolte, a partire dal settembre 2007, nell’ambito dell’inchiesta “Cent’anni di storia” e inserite nell’ordinanza di custodia cautelare emessa il 9 luglio del 2008 nei confronti dello stesso Miccichè. Si tratta, in particolare, di «significativi colloqui intercorsi tra il ricorrente, uomo politico in un non recente passato e successivamente trasferitosi in Venezuela, e Gioacchino Arcidiaco, amico di Antonio Piromalli, a sua volta figlio di Giuseppe Piromalli, capo riconosciuto della omonima ‘ndrina di Gioia Tauro».

Non solo. In un’altra di queste intercettazioni sono emersi i contatti tra Miccichè e Marcello Dell’Utri (condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e attualmente detenuto in un ospedale a Beirut). Il faccendiere, infatti, «consiglia Arcidiaco di far valere con forza le nostre ragioni, cioè della ‘ndrina, al cospetto di un importante uomo politico, Marcello Dell’Utri. Incontro che poi sarebbe effettivamente avvenuto, stando agli atti di indagine, il 3 dicembre 2007 presso l’ufficio dell’ex senatore cofondatore di Forza Italia, in via Senato 12, a Milano. E, ancora in un’altra conversazione telefonica intercettata dagli inquirenti, Miccichè ricorda a Piromalli jr, «che quando lui era segretario politico della Democrazia cristiana di Gioia Tauro alle elezioni politiche la Piana era “Cosa nostra”, tanto da assicurare di poter fornire analogo sostegno alla formazione politica degli onorevoli Dell’Utri e Berlusconi». Ed è sempre Miccichè, sottolinea la Cassazione a consigliare «nuovamente all’Arcidiaco di rivolgersi al “Senatore” (sottinteso Dell’Utri) per la questione della nomina di Antonio Piromalli a console onorario».

Sempre secondo quanto emerso dalle intercettazioni, i giudici ricordano che il faccendiere del clan di Gioia Tauro «riferisce direttamente allo stesso Antonio Piromalli dei contatti intrattenuti o previsti con vari uomini politici (on. Mastella, sen. Tassone, sen. Colombo) nonché di contatti con non meglio indicati ambienti della massoneria».

Secondo gli ermellini, proprio alla luce delle risultanze investigative, «la valutazione in ordine al ruolo» di Micciché «quale uomo di contatto» tra il clan Piromalli e ambienti politico-istituzionali» è «conforme alle risultanze investigative». Ed è per questo motivo che il ricorso dell’ex latitane è stato dichiarato «inammissibile».

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