Pubblicato: mer, 9 Ott , 2013

Napolitano propone indulto o amnistia e scoppia la polemica

Il messaggio alle Camere del presidente della Repubblica che propone un atto di clemenza per arginare l’emergenza carceri scatena lo scontro tra il Colle e i 5 Stelle.

 

 

Nella giornata di martedì il presidente della Repubblica ha inviato un messaggio alle Camere per sollecitarle a trovare una situazione all’annosa questione carceraria: l’indulto, l’amnistia e la depenalizzazione di alcuni reati sono tra i provvedimenti suggeriti dal capo dello Stato per arginare il problema del sovraffollamento dei penitenziari.

I dati, rintracciabili sul sito del ministero della giustizia, sono impietosi. Al 30 settembre 2103 vi erano 64.758 detenuti a fronte di una capienza massima di 47.615 posti, tra i carcerati ben 12.333 erano in attesa di primo giudizio e altri 12.302 in attesa di giudizio definitivo, in pratica quasi un terzo dei detenuti erano, e sono, in carcere senza una sentenza passata in giudicato.  Situazione questa, che oltre a rendere le prigioni dei luoghi di tortura in cui lo Stato di Diritto è assente, ha già causato all’Italia la condanna da parte della Corte di Strasburgo e vanifica alla radice la funzione rieducativa della pena come previsto dall’articolo 27 della Costituzione.

Le reazioni al messaggio del Quirinale non si sono fatte attendere. Lega Nord e Fratelli d’Italia hanno subito rifiutato ogni ipotesi di atto di clemenza, favorevoli invece PdL, Scelta Civica, PD e SEL. Particolarmente polemica la posizione del Movimento 5 Stelle: i grillini hanno letto nelle richiesta del capo dello Stato un tentativo di salvare Berlusconi e hanno di conseguenza attaccato a testa bassa Napolitano. Piccata e inusualmente diretta la risposta del presidente: “Chi pensa che l’amnistia sia un provvedimento pro-Berlusconi ha un solo pensiero fisso e se ne frega dei problemi del Paese”. A confutare la tesi pentastellata è intervenuta anche il ministro della giustizia Cancellieri che ha ricordato come spetti solo al Parlamento, a maggioranza qualificata, decidere per quali reati far valere l’amnistia e non è mai accaduto che siano stati ricompresi i reati finanziari. Anche il PD, per bocca del responsabile giustizia Danilo Leva, ha voluto sottolineare come i democratici si opporranno ad ogni forma di clemenza che includa reati particolarmente odiosi o di natura economico-finanziaria.

Il problema carcerario non è una novità in Italia. Negli ultimi anni sono stati due i provvedimenti di maggior peso che hanno tentato di porvi rimedio: l’indulto del 2006 e il cosiddetto “decreto svuota-carceri” del 2010. Nonostante quest’ultimo prevedesse alcune misure di sistema, ad esempio l’impossibilità di carcerazione preventiva per i reati con pena inferiore ai 5 anni e la previsione di scontare gli ultimi anni di carcere ai domiciliari, i risultati conseguiti sono stati insufficienti.

L’indulto o l’amnistia, qualora venissero approvati, e per farlo è necessaria la maggioranza dei 2/3 in entrambe le Camere, avrebbero sicuramente degli effetti positivi nel brevissimo periodo ma non risolverebbero il problema nel medio e lungo periodo, semplicemente rinviando, come accaduto per l’indulto del 2006, di qualche anno l’emergenza.

Per risolvere la questione è necessario agire su più piani. Riformare il codice penale e quello di procedura eliminando la pena detentiva per molti reati che non destano allarme sociale, aumentando il ricorso a pene alternative, rendendo più veloci i processi e limitando l’uso della carcerazione preventiva dato che ben 1/3 dei detenuti è in attesa di giudizio. Infine è d’obbligo intervenire sull’edilizia carceraria, non solo per aumentare i posti disponibili ma, soprattutto, per modernizzare le strutture, fatiscenti prima ancora che sovraffollate.

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