Pubblicato: ven, 25 Ott , 2013

Mujica, il Presidente povero che vuole legalizzare la marijuana

Ex tupamaros, il Presidente Mujica, sta rendendo l’Uruguay un Paese all’avanguardia nei diritti civili

 

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Il Presidente dell’Uruguay, Josè Mujica

Legalizzare la marijuana per fermare il traffico dei narcos. E’ questa l’idea rivoluzionaria di José Mujica, detto “Pepe”, eletto Presidente dell’Uruguay nel 2010. Prima di promuovere il cambiamento nel Paese Sud Americano, Mujica la rivoluzione l’ha fatta in prima persona, combattendo contro la dittatura militare che deteneva il potere in Uruguay negli anni ’70. Fece parte dei famosi “tupamaros” ed è stato in prigione come uno dei “nove” guerriglieri tenuti in ostaggio dal governo sotto costanti torture e minacce di morte, nel caso di nuovi attentati da parte dei guerriglieri in libertà. Anni difficili, che hanno temprato il carattere di un uomo che ha fatto dell’austerità personale il cardine della sua vita e che ritiene fondamentale nella la lotta per la libertà. Sono tante le “rivoluzioni” che sta mettendo in atto il “Pepe”, un Presidente atipico che vive con la moglie in una casa nella periferia di Montevideo con 1000 euro al mese, il suo stipendio è di 10.000 euro, devolvendo il 90% ad associazioni di promozione sociale. La proposta di legalizzazione della marijuana, già approvata alla Camera e attualmente in discussione al Senato, non soltanto renderebbe l’Uruguay il primo Paese del continente sudamericano ad adottare questa misura, ma anche il primo a livello internazionale a gestirne la produzione e la distribuzione. Il prezzo stabilito dallo Stato sarà intorno al dollaro al grammo.

La legalizzazione della cannabis, nelle intenzioni di Mujica, serve a contrastare il traffico illegale proveniente dal vicino Paraguay, primo produttore di marijuana del continente e centro nevralgico del rifornimento del traffico illegale. Una misura che però non riscontra il parere positivo del 62% della popolazione, oltre che della Chiesa e dell’opposizione. “Pepe” però sembra voler continuare nella sua “rivoluzione”. La depenalizzazione della cannabis è soltanto una delle ultime riforme che vuole attuare in Uruguay. Negli ultimi due anni ha già messo in atto la legalizzazione dell’aborto (libero nelle prime 12 settimane), quella dei matrimoni gay e la legge sulla donazione degli organi che la prevede in forma automatica, salvo un dichiarazione di rifiuto scritta.

Amatissimo dai ceti più poveri ma poco gradito dai poteri forti, la legalizzazione della marijuana è soltanto l’ultima battaglia di Mujica in ordine di tempo. “Pepe”, nonostante le perplessità, sembra intenzionato ad andare fino in fondo in questa faccenda, non arrendendosi, da buon rivoluzionario.

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