Pubblicato: lun, 28 Lug , 2014

Legge 40, la Toscana dà il via alla fecondazione eterologa

La Regione Toscana decide di decidere. Beatrice Lorenzin rinvia di tre giorni le linee guida. Le società scientifiche al tavolo del ministero: noi chiamati solo su pareri tecnici senza un testo,la politica decide.

La Regione Toscana dà il via alla fecondazione con donazione. Approvato oggi il pacchetto direttiva e parere che ufficializza e sdogana la pratica della donazione dei gameti nei centri regionali già autorizzati per tutte le altre metodiche della fecondazione assistita. E lo fa, senza attendere il testo del ministero della Salute, che Beatrice Lorenzin ha rinviato di qualche giorno e che slitterebbe a mercoledì, pur essendo, di fatto, nel cassetto da molto tempo, suggeriscono alcuni, in barba alla commissione di “esperti”, chiamati solo ad un parere su quesiti tecnici, non su di un testo. Così la Sifes, Eshre, Sigo, Cecos, Sismer, Siams, Agui ed esperti del calibro di Muaro Costa, Luca Gianaroli, Laura Rienzi, Pablo Levi Setti, rendono pubblico un documento per non correre il rischio di essere fraintesi o strumentalizzati.

Enrico Rossi, presidente  Regione Toscana

Enrico Rossi, presidente Regione Toscana

La Toscana non aspetta e detta la linea in continuità con la sua storia: sulle tecniche di fecondazione assistita è stata la prima ad organizzarsi fin dal 2005, quando decise che la fecondazione in vitro era pagata dalla Regione anche in alcuni centri privati e nel 2011, quando valutò che il contributo delle coppie, a causa della crisi delle risorse, dovesse essere più alto, fino a 500 euro. Le Regioni in base all’articolo 117 della Costituzione devono far funzionare la sanità, hanno l’autonomia di farlo, salvo poi, modificare ciò che dovesse risultare diverso dalle indicazioni nazionali. Tuttavia, quella delle linee guida sulla donazione dei gameti non è solo una questione tecnica, ma politica.                           La Regione Toscana conferma con un atto politico la bontà giuridica e scientifica dei manifesti pubblici, che in questi giorni si sono susseguiti, nel nome della giustizia sociale e della legalità: la fecondazione con donazione è ormai una pratica medica come le altre, va solo applicata.

Le regole della fecondazione con donatore in salsa toscana
La Toscana fa da apripista, ma le regole ci sono già per tutti, basterebbe collegarle tra di loro, in analogia con le normative nazionali e sanitarie che riguardano la donazione e conservazione dei tessuti, delle cellule, del midollo. Per la direttiva approvata oggi i donatori e le donatrici saranno anonimi, anche se sottoposti a test per le malattie infettive e per quelle genetiche. Le donazioni saranno registrate in un database, qualora dovesse essere utile, per motivi di salute risalire al donatore, ma questo non avrà mai alcuna relazione giuridica con il nato e non potrà mai utilizzare i suoi gameti per più di dieci nati. L’età delle donatrici non potrà superare i 35 anni e dovranno essere maggiorenni. I donatori, al massimo 50 enni. La coppia ricevente dovrà avere la donna in età potenzialmente fertile. In nessun modo potranno esserci legami di parentela ed una grande attenzione è data allo screening sulle malattie infettive e virali o sull’esposizione a fattori ambientali di rischio per la salute. Molto dettagliati gli aspetti tanto sulla salute che sulla tutela della privacy. L’anonimato non potrà essere violato nè il principio di non commercializzazione. I genitori che hanno ricevuto la donazione non potranno mai ripensarci una volta concepito l’ovocita, nè potranno disconoscere il nato sulla base della non identità genetica con uno dei genitori. Dunque, tutto sotto controllo, pare. La parte più complessa sarà farsi autorizzare la donazione in modo gratuito non tanto dagli uomini, quanto dalle donne, che donano con un prelievo chirurgico, che non è banale. E quale possa essere la leva per favorire la donazione, una volta esclusa la commercializzazione, questo non ancora si sa, m ale regole ci sono.

Le famiglie riceventi? Eterosessuali e stabilmente conviventi
Da sottolineare che l’accesso alla donazione è limitato, secondo la legge 40, solo alle coppie eterosessuali, conviventi o sposate, con una sterilità certificata, almeno per uno dei due componenti la coppia. Non è ancora il tempo delle famiglie omogenitoriali, nè del ricorso alla tecniche mediche per una forma di libertà procreativa . A farla da padrone è ancora il diritto alla salute e l’esigenza di superare un impedimento fisico alla procreazione.

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