La tempesta di Shakespeare in salsa siciliana e la magia del teatro di Roberto Andò.
La tempesta di Shakespeare di Roberto Andò chiude la tournée a Roma, al teatro Vascello fino al 19 gennaio. Brilla l’ironico e sapiente Prospero (Renato Carpentieri con la leggerezza di Ariel (Filippo Luna). Esilarante il trio del Calibano (Vincenzo Pirrotta), Trinculo (Paride Benassai) e Stefano (Gianni Salvo). Impeccabili i giovani romantici Miranda (Giulia Andò) e Ferdinando (Paolo Briguglia).
Il regista Roberto Andò ha adattato la Tempesta di W. Shakespeare, con la traduzione di Nadia Fusini, tramutandola in un magico, giocoso e magnifico evento teatrale, che con la produzione del teatro Biondo è partito da Palermo e dopo aver fatto rotta verso nord, ora sta chiudendo la sua tournée a Roma, al teatro Vascello. Dove, fino a domenica 19 gennaio, inonderà letteralmente il palco con la tempesta di W. Shakespeare, molta applaudita ed affollata di pubblico in questo primo week end di repliche.
Non è facile in questi ultimi dieci anni, trovare il tutto esaurito a teatro, soprattutto a Roma, dove gli spettacoli memorabili si contano sulle punte di una sola mano. Tra questi la Tempesta di Shakespeare, con la regia di Roberto Andò, piace e convince molto. A dichiararlo è sua maestà il pubblico, che, anche ieri, ha applaudito a lungo la magica e raffinata rappresentazione, organizzata come un marchingegno preciso ma leggero, che alterna un testo importante con un abile movimento, cambi di scena ed effetti visivi, quelle magie che il teatro più di ogni altro ancora oggi può regalare al suo pubblico. Attori di lungo corso come Renato Carpentieri (Prospera, il duca di Milano spodestato dal fratello) che domina il gioco con una presenza scenica davvero importante, più ironica che solenne, che si coniuga bene con la vivacità di Filippo Luna, Vincenzo Pirrotta, Gianni Salvo, Paride Bernassai, Francesco Villano e la giovane Giulia Andò, che come Paolo Briguglia è perfetta nel vestire i panni smaliziati e puri di due giovani romantici. Tutto funziona a meraviglia e riempie gli occhi oltre alle orecchie di quelle piccole e grandi magie che il teatro dimostra così di saper fare anche nel 2020, perché sa stare al passo con i tempi, con il mondo delle immagini e del 4D, con la dimensione reale e naturale, facendo perfino piovere, all’occorrenza. Così la regia di Roberto Andò, non c’ è che dire, sa miscelare antico e moderno: arti figurative, maschere antiche, con i giochi di luce che ci mostrano quadri d’autore, movimenti scenici che attingono alla commedia dell’arte come al teatro di De Filippo, piuttosto che alle scene dei presepi napoletani o agli affreschi di Brueghel o ai quadri spagnoli del seicento ed il tutto con un testo di Shakespeare che, come ci assicura Renato Carpentieri, non ha avuto riduzioni né perdite di memoria, anche il suo personaggio, Prospero, il duca di Milano è perfettamente integro.
Al pubblico di Roma, lo spettacolo piace più che a Milano, visto lo spirito mediterraneo e meridionale che aleggia in scena? No, ci ha assicurato Carpentieri, perchè il pubblico di Palermo, Firenze, Milano, Napoli, Bordighera e Pordenone che lo ha già visto sembra davvero tutto uguale nel gradimento dell’opera e l’Italia, almeno su questo, pare davvero una, ci assicura. Shakespeare scrisse La tempesta, la sua ultima opera teatrale, come un congedo di chi vuole lasciare un messaggio nella bottiglia ai posteri: l’auspicio al perdono del male, ma per redimersi occorre il trambusto della perdita, quella tempesta utile a disinnescare malsane abitudini mentali ed una, talvolta nociva, sanità mentale. L’evoluzione del dramma shakespeariano è così perfettamente svolto e reso comprensibile da Andò, anche nel finale, quando Prospero/Carpentieri dismette il costumi del mago e torna negli abiti di un uomo, un vecchio, che della paura di invecchiare ha saputo fare tesoro per architettare e lasciare qualcosa ai giovani, per il futuro, anche a costo di spegnere le luci e di uscire letteralmente di scena, come fa Carpentieri, nell’ultimo rito magico di la Tempesta.