Pubblicato: lun, 19 Dic , 2016

La Procura di Arezzo contesta la bancarotta fraudolenta a 21 ex amministratori di Banca Etruria

21 avvisi di chiusura indagini sono state recapitate a ex amministratori dell’istituto di credito aretino.

 

La Procura di Arezzo, sotto la guida del procuratore capo Roberto Rossi, ha notificato gli avvisi di chiusura delle indagini a 21 degli ex amministratori di Banca Etruria. Il reato contestato è quello di bancarotta fraudolenta, per alcuni degli indagati aggravata dal conflitto d’interessi.

bdcbf03bdda5d76c1d983e11a523210978c02fa2Si tratta della prima parte della corposa indagine sulle distrazioni patrimoniali che si verificarono nella gestione della banca e che hanno costituito la causa principale del fallimento dell’istituto aretino. Nell’indagine appena conclusa  è stata esaminata l’erogazione di 180 milioni di euro, concessi dalla banca e mai rientrati, e gli indagati sono gli ex amministratori che hanno approvato o agevolato l’apertura dei crediti contestati. Hanno ricevuto avviso i tre ex presidenti Lorenzo Rosi, Giuseppe Fornasari ed Elio Faralli, l’ex direttore generale Luca Bronchi, l’ex vicepresidente Giovanni Inghirami, i consiglieri Giorgio Natalino Guerrini, Alberto Rigotti, Laura Del Tongo.

Tra le operazioni passate al vaglio dai magistrati vi sono le aperture di credito alla società Sacci per 60 milioni, alla Privilege Yard per 30 milioni, i finanziamenti concessi alla San Carlo Borromeo, a Isoldi, a città Sant’Angelo, le erogazioni a favore della Pegasus, della Hi-Facing, della Castelnuovese, tutte in qualche modo riconducibili a interessi degli amministratori dell’istituto di credito aretino.

Alcuni di tali finanziamenti poi, secondo l’ipotesi degli inquirenti, sarebbero finiti direttamente nelle casse degli amministratori della banca. Nel caso della Pegasus, ad esempio, fu concessa una apertura di credito da 4 milioni di euro per edificare un complesso immobiliare, ma quei fondi sarebbero in parte stati veicolati alla Abm del consigliere Alberto Rigotti che li adoperò per ripianare l’esposizione della società con la banca e poter rimanere nel cda come consigliere; e il voto di Rigotti fu decisivo per l’estromissione di Faralli e l’insediamento al suo posto, alla guida del consiglio d’amministrazione di Banca Etruria, di Giuseppe Fornasari. Un’altra operazione sospetta fu il finanziamento alla Privilege Yard per la realizzazione di un mega yacht di più di 100 metri all’interno del porto di Civitavecchia; il denaro concesso, però, per i magistrati, sarebbe stato utilizzato per realizzare l’impianto fotovoltaico del cantiere: lavori eseguiti dalla Hi-Facing, società del consigliere Guerrini, il quale aveva votato per concedere il credito alla Privilege Yard.

Non ha ricevuto avviso Pier Luigi Boschi, padre di Maria Elena, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, almeno per questa tranche di indagini, perché non avrebbe deliberato nessuno dei finanziamenti sospetti.

La Procura di Arezzo, se nessuno degli indagati vorrà sottoporsi ad interrogatorio o presenterà memoria difensiva, prevede di predisporre le richieste di rinvio a giudizio per gli avvisati tra fine gennaio e i primi giorni di febbraio del prossimo anno.

Fulvio Turtulici

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