Pubblicato: mar, 18 Mar , 2014

La nuda proprietà per non rimanere in mutande

Secondo Confabitare nel 2013 sono 95.000 gli over 75 in tutta Italia a dover svendere casa

immobiliIn un immobile mercato immobiliare, bloccato oltre che dalla mancanza di risorse soprattutto dalla pesante fiscalità, una soluzione di liquidità alla crisi viene sempre più trovata nella cessione della casa in nuda proprietà. L’analisi di Confabitare rileva 95.000 anziani in tutta Italia nel solo 2013, essere costretti a questa opzione di vendita per potere godere nell’immediato di una somma cospicua, rinunciando all’intero valore effettivo della casa, in cui però continuano ad abitare fino alla fine dei termini del contratto di usufrutto; coincidente spesso col decesso del vecchio proprietario. Il 15% in più gli immobili ceduti con questa modalità, in particolar modo in Emilia Romagna dove si registra un aumento del 37% e in generale al nord e nelle grandi città: a Bologna le vendite segnano un  +35%, a Roma +32,5%, a Torino +31%, a Milano +30,8%, a Firenze +29,5%, a Genova +27,5%, a Padova +26%, a Venezia +25,6%, a Napoli +23,4%, a Catania +22,8%, a Palermo +22%, a Cagliari +21,5%, a Bari +16%. La nuda proprietà rimane l’unica alternativa conveniente per chi vende, nel cui profilo ideale rientra l’over75 senza eredi con pensione intorno ai 1.100 euro, altrimenti in seria difficoltà nell’affrontare spese pressanti, ma soprattutto per chi compra, che può approfittare in media di uno sconto del 25% sul prezzo degli immobili, senza doversi preoccupare delle imposte relative. Il fenomeno secondo l’analisi sarebbe però arrivato a riguardare anche venditori in età compresa fra i 35 e 50 anni, che decidono di sacrificare la proprietà, mantenendo l’usufrutto  per un tempo determinato in massimo 10 anni. «Questo preoccupante fenomeno che va sempre più diffondendosi, sintomo della pesante crisi che colpisce soprattutto la fascia dei pensionati, deve portare il Governo – ha detto Alberto Zanni, presidente di Confabitare – a prendere provvedimenti ormai non più procrastinabili. Per questo motivo abbiamo scritto al presidente del Consiglio Matteo Renzi, al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, al ministro del Lavoro Giuliano Poletti e a tutti i capigruppo di Camera e Senato affinché vengano assunti tutti i provvedimenti necessari per dare una risposta a questo problema».

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