ISRAELE PUNIRA’ CHI HA LANCIATO IL MISSILE NEI LORO TERRITORI DEL GOLAN, ma …. DI CHI SONO LE ALTURE DEL GOLAN?
Israele e l’Occupazione Militare dei Territori Palestinesi, Siriani e Libanesi: Un Conflitto Senza Fine
L’Occupazione dei Territori Palestinesi
Uno degli elementi centrali della questione è l’occupazione israeliana della Cisgiordania e di Gerusalemme Est, territori riconosciuti a livello internazionale come appartenenti allo Stato di Palestina. Questa occupazione militare ha avuto inizio nel 1967, durante la Guerra dei Sei Giorni, quando Israele conquistò e prese il controllo della Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, allora parte della Giordania.
Da quel momento, Israele ha costruito numerosi insediamenti in Cisgiordania, popolati da coloni israeliani, che rappresentano una delle principali fonti di tensione. Questi insediamenti, considerati illegali dal diritto internazionale (secondo la Risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e la Quarta Convenzione di Ginevra), continuano ad espandersi, nonostante le proteste della comunità internazionale e dei palestinesi. L’occupazione israeliana limita la libertà di movimento dei palestinesi, influisce sulle risorse economiche e idriche, e ostacola il processo di pace.
Anche la Striscia di Gaza, sebbene formalmente non occupata da Israele dal 2005, è soggetta a un blocco militare da parte di Israele, che controlla i confini terrestri, marittimi e lo spazio aereo. Questo blocco ha effetti devastanti sulla popolazione civile di Gaza, con ripercussioni gravi sulla qualità della vita, l’accesso ai beni di prima necessità e l’economia locale.
L’Alture del Golan: L’Occupazione del Territorio Siriano
Un altro territorio occupato da Israele è l’altopiano del Golan, appartenente formalmente alla Siria. Questo territorio strategico fu conquistato da Israele durante la Guerra dei Sei Giorni del 1967. Nonostante le numerose risoluzioni delle Nazioni Unite che ne richiedono la restituzione alla Siria, Israele ha continuato a mantenere il controllo dell’area, e nel 1981 ha addirittura annesso il Golan in modo unilaterale, un’azione che non è mai stata riconosciuta dalla comunità internazionale.
Le alture del Golan sono di fondamentale importanza sia per la loro posizione strategica che per le risorse idriche che forniscono. Oltre a rappresentare una delle principali fonti di approvvigionamento idrico per Israele, il Golan garantisce anche un vantaggio militare nella sorveglianza e difesa del confine con la Siria.
La questione del Golan rimane irrisolta e, sebbene il governo israeliano abbia offerto diverse motivazioni legate alla sicurezza nazionale per giustificare il mantenimento del controllo sull’area, la Siria continua a reclamare la sovranità su questo territorio.
L’Occupazione del Sud del Libano
Il conflitto tra Israele e il Libano è legato principalmente all’occupazione israeliana del sud del Libano, avvenuta nel 1978 durante l’Operazione Litani, e protrattasi fino al 2000. Israele invase il Libano con l’obiettivo dichiarato di contrastare le attività militanti dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), che utilizzava il territorio libanese come base per attaccare Israele. Nel 1982, Israele lanciò una seconda invasione, che portò a una lunga occupazione del Libano meridionale.
Durante questo periodo, Israele mantenne una “zona di sicurezza” nel sud del Libano, con l’appoggio della milizia locale dell’Esercito del Libano del Sud (SLA). L’occupazione fu caratterizzata da continui scontri con il gruppo militante Hezbollah, che emerse come forza di resistenza contro la presenza israeliana.
Nel 2000, sotto la pressione delle continue operazioni militari di Hezbollah e a seguito di un mutato contesto politico, Israele ritirò le sue truppe dal Libano meridionale. Tuttavia, alcune controversie territoriali persistono, come quella delle Fattorie di Shebaa, una piccola area montuosa che il Libano rivendica, ma che Israele continua a considerare parte delle alture del Golan.
L’occupazione militare di questi territori ha ripercussioni enormi sulla stabilità della regione mediorientale. In primis, alimenta il risentimento tra le popolazioni locali, in particolare tra i palestinesi e i siriani, che vivono sotto occupazione o che hanno perso l’accesso alle loro terre. Le limitazioni ai movimenti, gli espropri di terre, la demolizione di case palestinesi e l’espansione degli insediamenti israeliani sono tutte questioni che mantengono alta la tensione e ostacolano qualsiasi progresso verso una pace duratura.
L’occupazione inoltre ha un impatto significativo sul processo di pace israelo-palestinese. La presenza israeliana in Cisgiordania e le continue espansioni degli insediamenti rendono sempre più difficile la realizzazione della soluzione dei due Stati, che rimane il punto centrale delle negoziazioni internazionali. Il mancato riconoscimento di uno Stato palestinese indipendente e sovrano, con confini chiari e il controllo delle proprie risorse, è un nodo cruciale che ancora non trova una soluzione.
La comunità internazionale ha reagito con preoccupazione alle occupazioni di Israele, e diverse risoluzioni delle Nazioni Unite, come la già citata Risoluzione 242, hanno chiesto il ritiro israeliano dai territori occupati. Tuttavia, il quadro geopolitico globale e gli equilibri diplomatici hanno spesso reso difficile una soluzione efficace.
L’occupazione delle alture del Golan, ad esempio, ha visto un riconoscimento parziale da parte degli Stati Uniti nel 2019 sotto l’amministrazione di Donald Trump, che ha suscitato forti critiche da parte della comunità internazionale, inclusi gli alleati europei di Israele. In generale, la politica di Israele in Cisgiordania, nel Golan e in Libano rimane una questione fortemente divisiva a livello globale.
L’occupazione dei territori palestinesi, siriani e libanesi da parte di Israele rappresenta una delle principali fonti di instabilità in Medio Oriente. Questa situazione non solo alimenta il conflitto tra Israele e i suoi vicini, ma impedisce anche la realizzazione di una pace duratura nella regione. La risoluzione di questa annosa questione richiederà compromessi difficili, una forte volontà politica e un impegno da parte della comunità internazionale a sostenere un processo di pace equo e inclusivo. Fino ad allora, le ferite del passato continueranno a influenzare il presente e il futuro del Medio Oriente.