Iraq, jihadisti alle porte di Baghdad
Le forze dello “Stato Islamico dell’Iraq e del Levante” hanno in mano metà del Paese. Civili in fuga tra i massacri. Iran e Usa, preoccupati, potrebbero ritrovarsi alleati
L’Iraq ad un passo dallo sfaldamento definitivo. La guerriglia jihadista sunnita, che già da tempo combatteva contro le forze governative, nelle ultime settimane ha lanciato una massiccia offensiva che li ha portati alle porte di Baghdad. Gli islamisti, uniti sotto le bandiere nere dello “Stato Islamico dell’Iraq e del Levante” (Isil), hanno ormai il controllo di vaste parti del nord ovest iracheno e della parte orientale della Siria, sembra oggi vicino come non mai il loro obiettivo di creare un Califfato regolato dalla Sharia e che unisca i territori oggi appartenenti a Siria e Iraq.
L’Isil trova numerose fonti di finanziamento nel Golfo, in particolare nel Qatar e in Arabia Saudita. Le monarchie del Golfo probabilmente non sono direttamente tra i finanziatori degli islamisti ma è altresì molto probabile che lo facciano in maniera indiretta in ottica anti-iraniana e anti-sciita. Un gioco molto rischioso dato l’Isil stesso è stato sconfessato dalla stessa Al-Qaeda, e che non sembra volersi fare comandare dai suoi finanziatori arabi. La composizione delle truppe islamiste è estremamente variegata: oltre al reclutamento in loco, possono contare su volontari yemeniti, ceceni, afghani e sulle strutture, l’appoggio e il know-how militare di settori del vecchio regime iracheno di Saddam Hussein. Tra gli ex appartenenti al regime, si sospetta giochi ora un ruolo fondamentale Ezzat Ibrahim al Douri, generale ex consigliere militare di Saddam, riuscito a scappare dagli americani e ora ai vertici dell’Isil.
La crisi è stata anche l’occasione per i Curdi di prendere maggior spazio, impossessandosi della città contesa di Kirkuk, capitale petrolifera del nord. A nord i Curdi hanno acquistato un’ampia autonomia che ormai li rende di fatto indipendenti ma l’imminente balcanizzazione del conflitto iracheno rischia di coinvolgerli pesantemente, rimescolando le carte.
Il governo iracheno, guidato da Al-Maliki, annuncia di voler resistere contro l’avanzare dei fondamentalisti ma ha già chiesto aiuto all’estero data l’impossibilità, dimostrata fino a ora, dell’esercito iracheno di contrastare i miliziani. A Mosul, città appena conquistata dall’Isil, le truppe governative si sono arrese in massa, prima di essere giustiziate, insieme a numerosi civili, dagli estremisti. Questi hanno anche saccheggiato le caserme irachene piene di moderne armi fornite dagli Stati Uniti e soprattutto le banche, impossessandosi, pare, di oltre 500 milioni di dollari in valuta straniera molto utili per finanziare il Califfato.
Le cancellerie occidentali, ma non solo, sono estremamente preoccupate. Gli Stati Uniti non escludono al momento alcuna opzione per bloccare l’avanzata dei terroristi. Avanzata che spaventa anche l’Iran, il che potrebbe realizzare un’inedita e incredibile alleanza sui generis tra USA e Iran per contrastare l’Isil. Il regime di Teheran, del resto, ha già offerto assistenza militare ed economica ad Al-Maliki, mettendosi quindi in prima fila contro i jihadisti.