Intelligenza artificiale: computer supera il test di Turing
Eugene Goostman, 13 anni e di San Pietroburgo, queste le credenziali del software che è riuscito ad eludere i giudici della Royal Society spacciandosi per un essere umano
Si può parlare di svolta storica o più semplicemente di risultato incredibile, fatto sta che un computer è riuscito ad eludere i controlli della Royal Society e pensare come un vero essere umano; ciò che la letteratura e il cinema in svariate occasioni ci hanno presentato, potrebbe non essere più considerato soltanto fantascienza, ma una nuova e concreta realtà. Il sorprendente risultato si deve a due eccellenti programmatori russi, Vladimir Veselov ed Eugene Demchenko, già in passato artefici di ottimi risultati nei test di Turing svolti finora.
Il test di Turing
Il test prende il suo nome da Alan Turing, matematico e crittografo britannico del secolo scorso e consiste nel determinare se una macchina è in grado di pensare come un essere umano. Lo stesso Turing,negli anni ’50, per spiegare le dinamiche del test si era rifatto al cosiddetto “gioco dell’imitazione”. Il gioco conta 3 partecipanti: un uomo A, una donna B e una terza persona tenuta completamente separata dalla prime, C. Quest’ultima deve stabilire attraverso delle domande chi tra A e B sia uomo e chi sia donna e, dall’altra parte, A dovrà tentare di ingannare C, mentre B dovrà invece provare ad aiutarlo. Il test di Turing si differenzia soltanto nel fatto che una macchina prenda il posto di A e quindi lo scopo non sarà più determinare chi è uomo e chi donna, ma chi è l’uomo e chi è la macchina. La riuscita del test si basa sulle percentuali di successo delle domande svolte, ovvero se il numero di risposte date dal software riesce ad ingannare la giuria per più del 30% delle volte allora, il test può ritenersi superato. Nel caso di Eugene Goostman, il nome con il quale il software ha eluso i controlli della Royal Society, la percentuale di successo del test ammontava al 33%.
Alan Turing aveva previsto fin dagli inizi della sua carriera che prima o dopo un computer avrebbe superato il suo test. Già negli anni sessanta era nata Eliza, una chatbox programmata per conversare come uno psicologo lacaniano, rispondendo ad alcune domande con altrettante domande. Oggi si può trovare Watson, un programma capace di rispondere a domande complesse, contestualizzare e formulare teorie, e ancora nei nostri smartphone con i cosiddetti assistenti vocali Siri, Google Now e Cortana tutti possediamo un pò di intelligenza artificiale, ma nulla di paragonabile ad Eugene, capace di superare un test prima d’ora mai superato da nessuna macchina e forse in grado di inaugurare, perché no, una nuova epoca.