Pubblicato: lun, 18 Nov , 2013

In migliaia a Palermo per sostenere Di Matteo (FOTO e VIDEO)

Il corteo di solidarietà per i magistrati che indagano sulla trattativa, dopo frasi minacciose di Riina. Sindaco Orlando: «Troppi politici collusi»

Immagine 025In migliaia hanno partecipato a Palermo alla manifestazione di solidarietà per il pm Antonino Di Matteo, dopo le minacce di morte arrivate dal boss Totò Riina dal carcere. L’abbraccio caloroso della società civile e delle numerose associazioni che hanno collaborato alla realizzazione di questa importante iniziativa era anche per gli altri magistrati che indagano sulla trattativa Stato-mafia: Vittorio Teresi; Roberto Tartaglia; Roberto Scarpinato e Francesco Del Bene. Decine i cartelloni e gli striscioni esposti sui cancelli del Teatro Massimo, da dove è partito il lungo corteo direttosi a Palazzo delle Aquile, dove si è svolto un flashmob per ricordare le stragi mafiose del ‘92 e del ‘93.

In testa al corteo uno striscione con la scritta “Si muore quando si è lasciati soli”, realizzato dai ragazzi della scuola media Borgese di Palermo e affisso poi presso la sede del Comune. “La legge tifa per voi”; “Palermo capitale dell’antimafia”; “Risvegliamo le coscienze prima delle autobombe”; “Basta misteri, assetati di verità”; “Eroi protetti, non pianti”, sono solo alcuni esempi delle frasi che il popolo dei cittadini onesti ha voluto dedicare ai propri magistrati.

Contestazioni, invece, all’arrivo del presidente della Regione Rosario Crocetta in piazza Verdi, attaccato da alcuni esponenti del movimento No Muos che hanno preso parte alla manifestazione. «Se la mafia è ancora in piedi ci saranno delle ragioni strutturali perché ciò avviene – ha affermato Crocetta –. Ogni battaglia contro la mafia la dobbiamo considerare una mappa di avanzamento e di liberazione della società, ma non dobbiamo pensare che sia un risultato definitivo. Il nostro compito deve essere quello di sradicare questo male dalla realtà politica della società siciliana, scardinandolo dal sistema degli affari dove ha subito dei duri colpi. Ma quanti pagano ancora il pizzo? E quante sono ancora le situazioni di disagio sociale che costringono le persone a rivolgersi al malaffare? Io sono convinto – ha concluso – che i magistrati vinceranno se la lotta alla mafia la faremo ognuno di noi, dal disoccupato allo studente, dall’imprenditore alle casalinghe».

Presenti alla manifestazione anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e tutti gli assessori comunali, in segno di solidarietà per il procuratore Nino Di Matteo e a sostegno della lotta alla mafia. «Ci sono ancora troppi politici collusi – ha detto Orlando –. Fino a quando non verranno buttati fuori, la mafia continuerà ad esistere. Speriamo che la Commissione antimafia si occupi presto di questi gravi fatti». Sono stati poi letti diversi messaggi da parte di chi non ha potuto essere fisicamente presente, ma ha voluto ugualmente far sentire la propria vicinanza. Tra questi, quello dello stesso Di Matteo, che già nei giorni scorsi aveva espresso profonda gratitudine verso la solidarietà dei cittadini, solidarietà proveniente da ogni parte d’Italia e  «segno di un vento antimafia che continua a soffiare a Palermo e in Sicilia, che dà forza a chi quotidianamente contribuisce alla lotta alla mafia».

«Desideriamo coinvolgere le Istituzioni che su questo episodio si sono defilate – ha detto invece Simone Cappellani di Agende Rosse Palermo –. Per questo motivo abbiamo portato all’attenzione del sindaco della nostra città un documento nel quale chiediamo che il Comune di Palermo ci sostenga nel chiedere allo Stato: la convocazione del Comitato per l’ordine e la sicurezza nelle città di Palermo e Messina e l’adozione immediata di urgenti provvedimenti per la tutela dell’incolumità, rispettivamente, dei magistrati minacciati da Totò Riina e dell’avvocato Repici minacciato da Rosario Cattafi; l’archiviazione da parte del CSM del procedimento disciplinare avviato a carico del sostituto procuratore Nino Di Matteo che avrebbe rilevato in un’intervista ad un quotidiano l’esistenza di intercettazioni telefoniche tra Nicola Mancino e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (notizia già diffusa in precedenza da altre testate giornalistiche); e infine una seduta straordinaria della Commissione parlamentare Antimafia – che stenta ad avviare i lavori – dedicata ad approfondire ciò che è emerso dalle più recenti indagini e dai processi in corso a Palermo e Messina sulle complicità tra Cosa Nostra e potere».


Interviste: Giulio Figlia
Riprese e Montaggio: Marco Salfi

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