Pubblicato: lun, 4 Gen , 2016

In Arabia Saudita eseguite 47 condanne a morte.

Esecuzione di massa perpetrata dal regime saudita a Riad.

Il ministero dell’Interno dell’Arabia Saudita ha annunciato, con una dichiarazione diffusa dalla tv di Stato, l’esecuzione di 47 condanne a morte, elencando con freddezza burocratica i nomi di tutte le vittime. Gli uccisi sono stati giudicati per terrorismo. Ma la “normalità” di tale annuncio di morte ricorda quella dei massacri del terrorismo che le autorità saudite assumono di voler condannare.

imagesTra i giustiziati c’è il leader sciita Nimr al Nimr. Il suo corpo, insieme a quelli del nipote e di altri cinque sciiti sauditi, sono stati esposti pubblicamente. La maggior parte dei condannati sarebbe stata coinvolta, secondo l’accusa, in una serie di attentati attribuiti ad Al Qaeda, tra il 2003 e il 2006 ed era proveniente da 12 regioni del paese saudita.

La galassia dei fedeli sciiti reagisce con rabbia. In Iran è stato assaltato il consolato dell’Arabia Saudita nel nord del Paese, nella città di Mashaad. In foto e filmati pubblicati da alcune fonti giornalistiche iraniane si vedono dimostranti impossessarsi della bandiera saudita mentre divampano le fiamme.

Nimr al Nimr, leader religioso, è stato una delle principali guide delle proteste sciite nella parte orientale dell’Arabia Saudita. Insieme all’imam, a cui la pena capitale era stata inflitta lo scorso anno, sono stati uccisi almeno altri cinque sciiti, tra cui Alì al-Rubh, che sarebbe stato minorenne al momento del reato contestatogli.

Si tratta della più grande esecuzione di massa dal 1980, quando furono giustiziati 63 ribelli jihadisti, accusati di aver compiuto l’assalto alla Moschea della Mecca nel 1979 che provocò la morte di oltre 150 persone. L’Iran e i leader religiosi sciiti del Medioriente hanno condannato l’esecuzione e hanno annunciato ripercussioni nei confronti della casa reale saudita. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hossein Jaber Ansari, ha accusato Riad di sostenere il terrorismo ed eliminare chi si oppone ai terroristi. Le reazioni sono veementi in tutto il mondo musulmano di fede sciita: oltre che in Iran, dove a Qom e Teheran scendono in piazza gli studenti delle scuole coraniche, montano la protesta e le manifestazioni in Libano, dove il Consiglio supremo islamico ha definito “grave errore” l’uccisione decretata dal regime saudita, in Bahrein, dove i manifestanti si sono scontrati con la polizia, in Iraq, dove numerosi deputati hanno chiesto che “ora Baghdad giustizi detenuti sunniti” e fra essi Mohammed al-Sayhoud ha detto che “l’esecuzione di al-Nimr incendierà la regione”, mentre Haitham al-Jubouri ha affermato che “questa decisione infiammerà il conflitto settario nella regione e nel mondo”.

L’Arabia Saudita ha pure annunciato la fine del cessate il fuoco nello Yemen, dove è impegnata direttamente, mentre l’Iran assiste la parte avversa. Il regime saudita è tra quelli che eseguono il più alto numero di sentenze di morte: dal 1985 al 2005 sono state uccise oltre 2200 persone, solo lo scorso anno ne sono state giustiziate 157.

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