Pubblicato: gio, 20 Mar , 2014

Ilaria e Miran, morire per la verità

20 anni fa Ilaria Alpi e Miran Hrovatin venivano uccisi a Mogadiscio, dopo due decenni sono ancora oscuri i motivi dell’agguato
Miran Hrovatin e Ilaria Alpi

Miran Hrovatin e Ilaria Alpi

Ilaria Alpi e il suo operatore Miran Hrovatin nel 1994 erano stati inviati dalla RAI in Somalia per seguire le vicende della guerra civile. In realtà, una volta arrivati a destinazione, non si limitarono a fare la cronaca della guerra ma indagarono su altri aspetti. In particolare sul traffico di armi e di rifiuti tossici che ruotava attorno alle vicende del conflitto e che coinvolgeva le parti in causa, sia le istituzioni occidentali che quelle locali con la complicità della criminalità organizzata internazionale.

Il 20 marzo 1994 Ilaria Alpi e Miran Hrovatin stavano viaggiando su un pick-up accompagnati da una guardia del corpo e dall’autista alla guida. Il pick-up fu bloccato da alcuni uomini che aprirono il fuoco con dei kalashnikov uccidendo solamente i due giornalisti. Sin dal primo momento la scena del delitto faceva nascere più di un dubbio. Nonostante all’inizio si propendesse per la rapina o un sequestro andato male, la circostanza che i banditi avessero mirato e sparato esclusivamente verso i due italiani ignorando l’autista e, soprattutto, la guardia del corpo, lasciava intuire che l’obiettivo fosse uccidere Alpi e Hrovatin con un esecuzione in stile mafioso. Ad aumentare il mistero sulla vicenda il fatto che nelle ore seguenti all’attentato sarebbero scomparse dalle stanze di albergo dei due le vhs in cui c’erano registrate interviste, appunti e spunti sull’indagine che stavano seguendo sui rifiuti tossici illegalmente scaricati nel Corno d’Africa.

L’unico processo celebrato è stato fatto a carico di Hashi Omar Hassan, indicato dall’autista del pick-up come uno degli autori dell’agguato. Hassan, dopo essere stato assolto in primo grado, è stato condannato a 26 anni ma sono molti i punti oscuri nella vicenda. Tra gli interrogativi senza risposta che fanno pensare non ad una semplice rapina ma ad un attentato con conseguente depistaggio vi sono: dove sono finite le vhs e gli appunti di Ilaria Alpi? Perché i bagagli dei due reporter sono stati aperti durante il trasferimento in Italia? Perché i testimoni hanno cambiato versione più volte? Cosa aveva detto ai due il sultano Ali Mussa Bogor nell’intervista in cui un pezzo è stato misteriosamente tagliato? E infine, è solo una coincidenza che l’agente del Sismi Vincenzo Licausi e il capitano Natale De Grazia, che indagavano sul traffico di scorie e collaboravano con la Alpi, siano morti in circostanze misteriose tra il 1993 e il 1995?

Le speranze di arrivare ad una verità però non sono infrante. I pentiti di camorra Carmine Schiavone e Nunzio Perrella sembrano sapere molto sulla vicenda del traffico internazionale di rifiuti tossici e stanno collaborando con gli inquirenti, inoltre, oggi stesso, il Governo, per bocca del sottosegretario Teresa Amici, ha annunciato che verrà tolto il segreto di Stato sulle informative dei servizi d’informazione sul caso Alpi-Hrovatin. Forse che, a distanza di vent’anni, sia possibile squarciare il velo di mistero?

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