Pubblicato: gio, 16 Apr , 2020

Il virologo Giulio Tarro: Trump ha ragione quando attacca l’OMS. L’Italia? Ora, deve ripartire.

La nostra intervista in esclusiva a Giulio Tarro, virologo di fama internazionale che non le manda a dire.

 

   Giulio Tarro: Trump ha ragione quando attacca l’ OMS. Quattro pubblicazioni scientifiche inglesi hanno dimostrato i ritardi con cui l’OMS ha allertato sul covid19. Il virus circolava già da prima, quando la Cina, alla fine di dicembre ha avvisato l’OMS che in gennaio ha dichiarato che si trattava di una epidemia “global concern”, ma dando l’allarme di vera e propria pandemia solo in marzo. Un lasso di tempo importante che avrebbe aiutato ad organizzarsi meglio. Tuttavia, in Italia, i numeri che abbiamo andrebbero studiati e riletti alla fine della pandemia.  La Protezione civile ha dichiarato, al 15 aprile,  21.645 morti, di cui 11.377 nella sola Lombardia.  Un dato numerico, che non è stato ancora validato dall’Istituto Superiore di Sanità, sottolinea il virologo Giulio Tarro, poiché l’ISS deve completare il suo percorso di analisi. Tuttavia, una cosa è certa, afferma Tarro, dobbiamo stare attenti a non concentrarci solo sulle immagini dei malati in terapia intensiva o sull’angoscia dei tanti carri funebri. In Italia, ancora oggi, non si muore solo per la pandemia, ma altre sono le cause principali di morte. I  morti di covid 19 si contano sulle dita, in senso stretto, perché la maggior parte dei nostri defunti avevano da due a tre patologie importanti. L’Italia ha patito l’assenza di posti letto in terapia intensiva, ma anche di errori iniziali di approccio al percorso diagnostico infettivo. Esiste, infine, il caso Lombardia che ha i suoi perché, che stanno emergendo in questi giorni, ma che erano fin dall’inizio evidenti: non si  aspettava il virus con gli strumenti adeguati, i malati sono stati troppi e tutti insieme, perché il virus girava da prima dell’allarme ufficiale. Ed, ancora altri sono gli aspetti che stanno determinando i numeri impressionanti che vediamo e che, ancora non hanno fatto chiarezza fino in fondo sui dati clinici dei singoli pazienti. Ma che cosa si può fare concretamente e subito? Occorre, per il professor Tarro, per i pazienti più gravi, intervenire con il siero estratto dal sangue dei malati e le guarigioni ci sono in 48 ore. Occorre non lasciare aggravarsi i malati ma curarli con i rimedi ad oggi noti, che funzionano da antivirali e che stanno sperimentando in Francia, in Australia, l’eparina, alcuni antibiotici in associazione con alcuni antivirali. Insomma,  prendiamo dalle esperienze che stanno funzionando anche in altri Paesi, magari più organizzati del nostro. Se un malato riuscisse ad avere l’assistenza sanitaria in modo tempestivo ed ottimale, avremmo meno malati in terapia intensiva e di certo comprenderemmo che non  si muore di questo nuovo virus, ma il problema è stato proprio questo: aver smantellato il servizio sanitario nazionale.  Rispetto alla competizione mondiale che vede oggi oltre 110 gruppi studiare attivamente il vaccino possibile, pronti magari, grazie alla dichiarata pandemia  a saltare anche alcune fasi (la sperimentazione animale),  il professor Giulio Tarro, non lo ritiene tra le prime cose da fare subito. Arriverebbe comunque, troppo tardi, rispetto all’esigenza di normalizzare il Paese. Il vaccino, per quanto rapido dev’ essere validato e questo necessita di almeno 12/18 mesi ed arriverebbe quando magari saremo già stati immunizzati. Tuttavia, potrebbe essere utile per un eventuale richiamo, qualora il virus dovesse ritornare con una modalità epidemica, come anche altri, in futuro. Per il virologo di nascita messinese ma cresciuto professionalmente a Napoli, dove è primario Emerito dell’ospedale  D Cotugno, ma che ha conosciuto il gruppo di Albert Sabin (il ricercatore del vaccino contro la poliomelite) e che ha scoperto la causa del cosidetto “male oscuro di Napoli”, insomma un virologo da Nobel, ora occorre avere più determinazione e coraggio: riaprire le attività lavorative per non morire letteralmente di fame e lasciare che i giovani escano e stiano all’aria aperta e al sole. Le loro difese immunitarie devono rafforzarsi perché questo, come altri virus, vanno prima o poi affrontati. Tarro, tuttavia, suggerisce ancora un po’ di cautela per i piùi anziani ed i fragili, almeno fino a giugno.

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