Pubblicato: sab, 12 Apr , 2014

Il Vangelo della moglie di Gesù non è un falso

I test condotti sulle caratteristiche chimiche del papiro e dell’inchiostro, la grafia, il linguaggio utilizzato lo datano tra VII e VIII secolo d.C.
Karen King tiene tra le mani il Vangelo della moglie di Gesù

Karen King tiene tra le mani il Vangelo della moglie di Gesù

Quando nel 2012 Karen King, una ricercatrice della Harvard Divinity School, durante il decimo Congresso internazionale di studi copti, aveva annunciato l’esistenza del frammento suscitò scalpore, accuse di falso e polemiche teologiche per quel papiro su cui è scritto: «Mia moglie… è capace di essere mia discepola». Uno scetticismo che adesso viene pesantemente intaccato dalle analisi eseguite per due anni su quello stesso frammento (otto centimetri di lunghezza per quattro di altezza), noto ormai come “Il vangelo della moglie di Gesù“, che lo fanno risalire ad un periodo compreso tra il settimo e l’ottavo secolo dopo Cristo. A dirlo è la tecnica della microspettroscopia utilizzata dal team di chimici guidato da Joseph Azzarelli del MIT che afferma che l’età del papiro esaminato risale a quella di un Vangelo di Giovanni (VII-VIII secolo d.C). Altro dato a sostegno dell’autenticità del frammento arriva dalla datazione al radiocarbonio che lo colloca tra il 659 e l’869 d.C. L’analisi dei pigmenti di inchiostro effettuata da James Yardley e Alexis Hagadorn della Columbia University, hanno invece trovato similitudini tra il papiro e molti altri testi dell’epoca, escludendo quasi certamente che l’inchiostro possa essere stato applicato in tempi più recenti, in quanto una simile operazione avrebbe lasciato almeno qualche sbavatura. Tutto sembra indicare che il Vangelo della moglie di Gesù non sia un falso moderno, ma c’è chi resta ancora scettico.

È il caso di Leo Depuydt della Brown University, che sottolinea i numerosi errori grammaticali presenti nel testo. Secondo lo studioso il papiro è «un’evidente contraffazione, nemmeno troppo abile», basata sul Vangelo di Tommaso, vangelo apocrifo ritrovato in Egitto soltanto nel 1945. Karen King ribatte che i vangeli simili a quelli di Tommaso erano molto diffusi nel Mediterraneo orientale nei primi secoli della cristianità, e che quindi ritrovarne un passaggio nel nuovo papiro non è necessariamente un segno di contraffazione. Per quanto riguarda gli errori grammaticali, potrebbero essere dovuti al fatto che l’autore non fosse uno scriba ma un esponente delle classi inferiori. È questa l’opinione di Malcolm Choat, papirologo e studioso di testi paleocristiani alla Macquarie University, in Australia che ha dichiarato: «Anche se l’esame che ho condotto non può nemmeno provare al di là di ogni dubbio che è autentico, quel che è certo – conclude lo studioso – è che non si tratta di un falso grossolano».

Falso o autentico che sia il frammento di papiro non vuole essere la prova che Gesù fosse sposato ma un indizio che ci dica come all’interno della comunità cristiana nel corso dei primi secoli dopo Cristo, quello dei vincoli fosse un tema centrale. «Il tema principale del frammento è l’affermazione del fatto che le donne, madri e mogli, possono essere discepole di Gesù – spiega Karen King – non sappiamo se Gesù fosse sposato, questo il papiro non lo dice, ma dimostra come i primi cristiani fossero molto interessati alle questioni riguardanti il matrimonio e il celibato». Il Vangelo della moglie di Gesù, è un importante documento che non dice se il figlio di Maria fosse sposato ma contiene indicazioni che ci portano a pensare che il dibattito sul ruolo della famiglia era in corso anche tra i primi cristiani ed è utile, come ricorda Karen King «per ricostruire il ruolo delle donne nella Chiesa».

 

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