Pubblicato: ven, 27 Mar , 2020

Il silenzio di Francesco

La cerimonia “fuori programma” è un grande gesto umano e politico per la Storia.

 

    Io non credo, spiritualmente parlando. Da storico però, i fatti di oggi a Piazza San Pietro sono intrascurabili. L’erede di Pietro, secondo la tradizione cattolica-romana, impartisce una benedictio urbi et orbi (bendizione per la città, Roma ovviamente, e per il mondo) straordinaria, nel senso letterale del termine. Questo tipo di benedizione è rara nella liturgia, in soli tre momenti solenni viene impartita: quando un cardinale varca le porte di San Pietro diventanto Pontefice, a Natale e a Pasqua. La scelta di questa cerimonia “fuori programma” è un grande gesto umano(per il fedeli) e politico per la Storia. Altro unicum: Francesco stravolge la cerimonia: in una piazza vuota, cambiando il rituale( la formula classica latina “Sancti Apóstoli Petrus et Paulus, de quórum potestáte et auctoritáte confídimus, ipsi intercédant pro nobis ad Dóminum…” ecc.” non viene pronuciata) e l’assoluzione dei peccati in forma plenaria, vero scopo di questo rituale, non ha valore impetratorio ma assolve realmente, “basta desideralo” dice Francesco. Come dicevo, fortissimo è anche il messaggio politco. Francesco con le sue scelte dice al mondo, ai governati, al popolo: questa è una chiesa nuova, che sa distaccarsi dagli antichi rituali statici e imposti dalla tradizione( scelta della data e della formula), che in momenti tragici come questo, sa guardare avanti, anche se davanti stasera c’era solo un silezio assordante. E’ un momento già consegnato alla storia e non sarebbe il primo. Vengono alla mente tanti suoi predecessori che hanno lasciato il segno, con le loro scelte o “gesta epiche” come Leone I (440-461) che fermò “miracolosamente” la discesa di un’altra minaccia, quella di Attilia. Leone III, teorizzatore della sottomissione del potere temporale a quello spirituale, incoronando per la prima volta Carlo Magno, teoria che per troppi anni ha segnato, purtroppo le politiche mondiali fino alle più recenti. Giulio II venne soprannominato “papa guerriero”. Un soprannome perfettamente calzante, se si tiene conto dell’istituzione del corpo armato della Guardia svizzera pontificia e dell’eccezionale abilità politica esercitata nel fiorente periodo del Rinascimento. Abilità e maestria che resero il papato forte come non mai sul piano politico nei confronti delle altre potenze. Grande nemico della Massoneria, combattuta a colpi di encicliche, Leone XIII fu un papa particolarmente interessato alla risoluzione dei problemi sociali del suo tempo. Con la sua enciclica Rerum Novarum («Delle cose nuove») del 1891, per la prima volta la Chiesa cattolica prese posizione in ordine alle questioni sociali e fondò la moderna dottrina sociale della Chiesa, segnando la fine dello Stato della Chiesa in quanto entità politica. Personamente noto tantissime assonanze tra Francesco e Leone XIII, emntrabi pensatori fini e attenti. Infine non possiamo non citare, Giovanni Paolo II. Il suo fu un papato di eccezionale durata: più di 26 anni, terzo solo a quello di Pio IX e di Pietro apostolo. Viaggiatore instancabile, al primo papa polacco della storia si deve la grande apertura nei confronti del mondo di Internet e dei nuovi mezzi di comunicazione, politica che Francesco ha sposato magistralmente e le immagini di stasera ne sono la prova. Tutto questo per riflettere, storicamente, sull’importanza delle scelte di Francesco. Sono quanto di più lontano si possa immaginare dai dogmi, dalla fede ma nutro profondo rispetto per Francesco, che spogliandosi della presunzione che da sempre ha contraddistinto le mura vaticane, da uomo prega per gli uomini, in silenzio, con il corpus domini tra le mani, sotto una pioggia battente in una Roma deserta. Sono immagini forti, emozionanti per il loro valore storico che ritroveremo sui notri libri di storia.

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