Pubblicato: mer, 15 Mar , 2017

I dipendenti di Sei Toscana esprimono il proprio disagio.

Gli amministratori dei comuni del senese, dell’aretino e del grossetano dentro un conflitto d’interessi a causa delle creature partorite dalla politica delle aree vaste della Regione Toscana.

     I dipendenti di Sei Toscana non ci stanno ad essere accomunati alle responsabilità per il disastro della gestione dei rifiuti. Scotta troppo una simile operazione che appare, dalle indagini della magistratura e dalle narrazioni della vicenda, truffaldina. E ne denunciano i mali.

Ciò che emerge dal quadro tratteggiato dai lavoratori sono gli amministratori degli enti pubblici che si trovano dentro un macroscopico conflitto d’interessi. Infatti, siedono non su due ma su ben tre differenti poltrone: stanno prima dalla parte di Ato a stabilire criteri e metodologie di lavoro che si palesano deficitarie e lacunose, quindi si pongono a rappresentare i cittadini, chiedendo a se stessi, quali membri dell’Autorità d’ambito, una riduzione e una drastica rivisitazione dei servizi, ma sono essi stessi soci dell’azienda e vorrebbero trarne utili. E non sono stati essi a immaginare tale sistema perverso, ci ha pensato la politica delle aree vaste e dell’affidamento ai privati di compiti pubblici, come quelli dei rifiuti appunto e dell’acqua, ingegnata dalla Regione Toscana, governatore Enrico Rossi.

Denunciano i dipendenti: i comuni devono risparmiare e allora effettuano maggiori tagli ai servizi, ci sono vie nelle quali lo svuotamento dei cassonetti avveniva 6 volte a settimana, adesso viene fatto 4 volte soltanto, ci sono strade che venivano regolarmente pulite tutti i giorni e adesso vengono spazzate solo 3 giorni a settimana. I mezzi sono spesso non ben efficienti e debbono venire cambiati anche 3 volte in una mattinata perché si guastano, con il risultato di costi maggiori e servizio più scadente. Secondo i criteri stabiliti da Ato i lavoratori dovrebbero spazzare a mano tutti i giorni 16 chilometri di strade. Di fatto risulta impossibile.

Le consulenze sul lavoro dell’azienda costano più di un milione di euro; Sei Toscana paga in affitti di locazione migliaia di euro. Sono cifre che paiono ingiustificate.

Dunque, peggiorano i servizi e aumentano le tariffe; gli impianti che erano la parte redditizia delle aziende confluite in Sei Toscana sono stati scorporati prima della gara. I corrispettivi pattuiti non vengono riconosciuti dai Comuni. Le Amministrazioni hanno stipulato dei patti parasociali consegnando di fatto al socio privato una parte della gestione di Sei Toscana. Le quote pubbliche sono diminuite in 4 anni da 59% a 49%, sembra si stia correndo alla privatizzazione.

E infine ci sono le condizioni dei lavoratori. A Sei Toscana lavorano più di 300 interinali, su circa mille addetti, molti in tale stato da anni e nonostante il contratto nazionale preveda che un’azienda non possa utilizzare più dell’8% della forza lavoro interinale rispetto a quella effettiva.

Fulvio Turtulici

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