HALLOWEEN? No grazie.
Il 2 novembre, dai cari defunti ai mostri.
Haoolowin è la festa del diavolo, dei diavoli usciti dall’inferno per farci paura, dei mostri che ci vogliono mangiare e non bisogna festeggiare questa ricorrenza altrimenti si fa peccato, Gesù si mette a piangere, si diventa cattivi e altre stupidaggini di questo tipo.
In ogni caso in Sicilia non abbiamo bisogno nè di zucche nè di rape nè di maschere. La nostra “Festa dei morti”, quella che dalla notte di Ognissanti passa al due novembre, ci ricongiunge per un giorno con i nostri cari parenti e amici scomparsi ed è un modo per tenere viva la loro memoria. Ma quella de “i morti” è soprattutto una festa dei bambini, ai quali si vuole esorcizzare qualsiasi forma di paura e generare amore verso chi non c’è più e, grazie al quale ci siamo noi: di notte, mentre obbligatoriamente i bambini devono dormire, dopo aver lasciato le loro scarpe davanti all’uscio di casa, passano i morti, che lasciano vestiti, scarpe, dolciumi, giocattoli, castagne, calia e simenza, mustazzoli, carameli, cioccolattini, tetù, nuci e nuciddi, mennuli, passuluna, castagne arrostite, nucatuli, sfinci di prescia, pupi di zuccaru e frutti di marturana. I pupi di zuccaru sono autentiche sculture, che rappresentano i guerrieri saraceni, i paladini e la bella Angelica, e in tempi più recenti il bersagliere che suona la tromba, mentre i frutti di marturana sono perfette imitazioni dei frutti reali, confezionate con il marzapane e dipinte con colori “comestibili”. Più o meno come Babbo Natale o la Befana, altre figure importate, per le quali Gesù non piange. E’ un atto d’amore e un interscambio di vicinanza tra “i picciriddi”, che sono all’inizio della vita e i morti che continuano in altro modo il ciclo dell’esistenza. Non fantasmi di cui spaventarsi, zombies, anime in pena, ma simpatiche presenze che stanno con noi per darci forza. E così la morte non è più una perdita, ma un cambio di status nel ciclo universale della vita. Fare festa per i morti, è qualcosa che solo noi siciliani abituati a conoscere sulla nostra pelle il sottile filo che separa la vita dalla morte, possiamo pensare, fare e vivere. Quindi niente condanne e niente esorcismi, ma un invito a tutti i bambini, alle bambine, anche ai genitori, a divertirsi con la festa dei mostri, che, come si è visto, è anch’essa di origine cristiana, senza scordare che due giorni dopo c’è un’altra festa, quella dei morti, ben più importante e densa di significati. In questa occasione è d’obbligo una visita al cimitero per fare un omaggio ai nostri parenti morti e per ricordarci che se ci siamo è grazie a loro.