Guerra e delitti contro l’umanità.
La rapina delle ricchezze africane: il caso della Repubblica Democratica del Congo.
di: Giselle Amor Mukoso
La Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire) è un paese situato al centro dell’Africa. Ex colonia belga, ha come capitale Kinshasa; ha una popolazione di 72 milioni di abitanti ed un’estensione di 234 milioni di kmq. E’ ricchissima di diamanti, caffè, rame, cobalto, petrolio greggio. Simili ricchezze vengono esportate, in pratica finiscono in mano a prezzi stracciati agli speculatori internazionali.
L’Est del Congo, la regione del Kivu è ricca di risorse minerarie, contese da signori della guerra locali, sostenuti dai paesi vicini o dallo stesso governo e alimentati da una rete di trafficanti internazionali; per questo banditi, esercito corrotto, gruppi di ribelli si scontrano senza pietà per il controllo dell’estrazione dei preziosi minerali. Rwanda, Burundi, Uganda, paesi confinanti o che hanno forte influenza politico-economica sul Congo, godono di beni molto superiori alle loro reali risorse grazie al contrabbando che aumenta ogni mese di più, spostando materie prime verso i loro confini.
Quindi è ovvio che nessuno scommette sul futuro della pace. Questa gente sfrutta bimbi, ragazzi, anche i loro genitori, li fanno lavorare duramente come schiavi senza alcuna protezione, senza bere né mangiare per giornate intere, in modo da non pagare nulla e avere guadagni notevoli.
Dopo la lunga dittatura del presidente Mobutu Sese Seko, cacciato con le bombe da Kabila Desirè, il popolo del Congo sperò fosse finita la dittatura e iniziasse una stagione in cui si sarebbe potuto vivere degnamente; ma dopo l’assassinio di Kabila Desirè, i grandi della terra hanno giudicato meglio rimpiazzarlo con il figlio Joseph Kabila. Ma non si è trattato di un’iniziativa che ha favorito la pacificazione. Anzi, con quella guerra civile comincia l’incubo del popolo congolese. Tuttora ci sono tanti morti in Congo di cui nessuno parla: ogni famiglia ne è colpita. Racconto della mia perché appunto è una tragedia comune. Abbiamo avuto un fratello vittima di tale guerra; stava in un convento dei padri carmelitani per continuare a studiare filosofia a Kinshasa. I padri hanno deciso di mandare i nostri ragazzi verso l’est per non dividere il gruppo. Mentre si trovavano sulla nave che li portava, i ribelli hanno bombardato la nave e mio fratello è rimasto gravemente ferito in testa; è stato operato, ma vive con 2 schegge nel cervello, è paralizzato a un braccio e a una gamba. All’inizio ha ricevuto cure al Santa Lucia a Roma; i padri avevano promesso di curarlo, ma poi hanno dato solo una piccola somma ed è dovuto ritornare in Congo. Lì non ha cure e quelle schegge gli fanno perdere spesso i sensi, non è seguito ed è a carico della famiglia.
Lo Stato in Congo non fa nulla per le vittime di guerra. Al popolo mancano anche i beni di prima necessità per poter vivere degnamente come persone umane. Il governo non è in grado di garantire la pace e la sicurezza al popolo congolese, i cittadini non sono protetti in nulla, i diritti dell’uomo non vengono rispettati. La guerra porta inaudite sofferenze, specie ai più deboli e bisognosi. Secondo le fonti ufficiali delle Nazioni unite il conflitto militare in Congo ha prodotto 2,6 milioni di sfollati e più di mezzo milione di rifugiati, mentre sarebbero tra i 3,5 e i 5 milioni le persone che hanno perso la vita e oltre 6 milioni i congolesi che necessitano urgentemente di cibo e assistenza sanitaria, solo per riuscire a sopravvivere.
I poveri diventano sempre più poveri e infelici, senza casa, senza strade, senza alcun genere di aiuti, cure e protezione. Ci sono villaggi senza acqua potabile, né luce elettrica, i bambini e i ragazzi sono costretti a percorrere anche decine e decine di chilometri a piedi per cercare acqua nei fiumi, quasi sempre inquinati. Ma ai potenti, ai ricchi la guerra porta benefici sempre crescenti, loro commerciano le armi nell’indifferenza, nel silenzio del mondo e nel caos che provocano nelle terre tormentate, mentre noi veniamo uccisi e affamati loro approfittano e prendono le nostre ricchezze, che sono enormi. Ci sfruttano, i bimbi maschi sono strappati alle famiglie da guerrieri banditi senza pietà e vengono costretti a diventare soldati; le donne e le bambine vengono violate.
Ad ascoltare i media occidentali la guerra in Congo sembrerebbe finita e invece è solo volutamente dimenticata: giornalmente nel Congo si continua a morire. L’economia del Paese non potrà ripartire se l’Est, dove si trovano le principali risorse non sarà controllato totalmente dal governo e lo Stato. La nostra terra è ricchissima ma la popolazione non ha lavoro, le famiglie non possono permettersi di comprare neanche una compressa di aspirina, né un bicchiere di riso.
L’Europa, il mondo intero hanno una parte di responsabilità per quello che succede in Africa e nella Repubblica Democratica del Congo. Con il nostro cobalto, con l’uranio essenziale per l’energia nucleare francese, con l’oro, i diamanti, la cassiterite e il coltan, da cui si estrae il tantalio componente essenziale per telefoni cellulari, computer, videogiochi, quelle aree industrialmente sviluppate sostengono la propria economia e non si fanno neanche scrupoli di finanziare direttamente l’approvvigionamento di armi dei guerriglieri, ad esempio del FDLR del Rwanda uno dei più sanguinari e violenti gruppi combattenti africani, che uccidono, stuprano bambini schiavi nelle miniere dove si rapina la ricchezza del Paese africano. Un vero scandalo geologico e umano nel quale le multinazionali sono protagoniste e gli unici beneficiari i Paesi ricchi, occidentali e orientali, che utilizzano i preziosi materiali pagati a basso costo per realizzare altissimi profitti. Diciamo basta, vogliamo pace nel mondo, non guerre e ingiustizie.