Pubblicato: mar, 19 Ago , 2014

Gli atti di un declino

Da Calamandrei a Berlusconi, due padri della patria, dalla scienza giuridica ed etica a livello europeo al papi del bunga bunga.

berlusconi_mittelfinger_200505012In questo mese d’agosto, tradizionalmente stagione di fedifraghi e in cui l’opinione pubblica è disattenta e distratta, è stata modificata natura al Senato, scompaiono le province e cambiano le competenze di Stato e Regioni, si modificano le regole per i referendum, cambia il meccanismo del quorum per l’elezione del presidente della Repubblica. Vi sarà una corsia preferenziale per il governo, i provvedimenti d’esso, ritenuti essenziali(riteniamo tutti) dovranno essere votati dalla Camera, unica rimasta pienamente legislativa, entro il termine tassativo di 60 giorni, trascorsi i quali il provvedimento sarà posto in votazione senza modifiche. Mutano, dunque, i rapporti di forza tra gli organi costituzionali.

Non entriamo nel merito di ogni singolo aspetto di tale riforma costituzionale; altri lo faranno meglio di noi. Ma riforme come questa sono o dovrebbero essere espressione di esigenze, necessità, istanze politiche, culturali, sociali sentite e condivise dalla stragrande parte delle componenti strutturali del Paese.

Noi stentiamo a riconoscerle e allora affidiamoci alle sensazioni ed emozioni. Non sentiamo attorno a noi quell’aria di novità, di fiduciosa attesa, di propositi e di speranze dei grandi passaggi della storia o della vita di una comunità, direi neanche medi o piccoli benché importanti. Non parliamo neppure di quel 22 dicembre 1947, quando dall’Assemblea Costituente venne approvata la nostra Costituzione: il paragone sarebbe offensivo. Ma furono giorni di altre attese pure quello della vittoria al referendum sul divorzio, o quello, più recente, per l’acqua, benché poi venne in buona parte disatteso. Ecco, oggi, sembra che comunque ci sarebbe poco da tradire, come un tradimento già consumato.

Ma no, ma no, facciamo dietrologia. Pensiamo a quanto sia stata opportuna l’assoluzione, proprio alla vigilia delle votazioni, di Berlusconi nel caso Ruby, in primo grado condannato a 7 anni e con i giudici che andarono oltre la richiesta del Pubblico Ministero. Ma cosa andiamo a pensare! E’ dunque ormai certo: Ruby è veramente la nipote di Mubarak, non esiste più alcun dubbio. Non possono dirlo espressamente, certo per motivi di diplomazia internazionale, ma adesso una sentenza di una corte d’appello lo attesta senza ombra di dubbio. E’ infatti evidente: se io o qualsiasi altro cittadino telefonassimo, una qualche notte, alla questura sostenendo che un giovanotto fermato, ad esempio, per schiamazzi notturni, è il cugino, supponiamo, di Hollande e che sta andando a prenderlo, che ne so, un consigliere comunale di Rignano sull’Arno, magari dalle anche da miss delle notti brave, ma anche se fosse un notaio di, mettiamo, Sampierdarena coi capelli bianchi e in grisaglia, sappiamo tutti che non la passeremmo liscia. Nessun tribunale, a noi, ci assolverebbe, specie se poi si sapesse che frequentava la nostra casa e per cosa, e invero fosse stato fermato per furto, fosse privo di permesso di soggiorno e minorenne. Per un presidente del consiglio, qualora si dimostrasse il falso, anche se per palese e ingiustificata ignoranza, sarebbe ben più grave e in qualunque stato di diritto al mondo, come abbiamo sempre sentito definire l’Italia.

Pertanto se Berlusconi, in un paese in cui da ogni pietra dei tribunali, a caratteri cubitali, giganteggia il sommo principio “la legge è uguale per tutti”, è stato assolto perché il fatto non sussiste, allora non può significare altro che Ruby non fa Rubacuori ma Mubarak. Lasciate perdere che se affermassimo la stessa cosa in Svizzera, o ovunque nel globo terracqueo, scoppierebbero a riderci sul grugno. Lasciate perdere: che ne vogliono sapere in Svizzera delle cose italiane?!

La stessa sentenza ha sancito che la Ruby Mubarak il nostro ex presidente del consiglio, forse no forse sì, se la trombava senza problemi diplomatici e la pagava tanto quanto i suoi avvocati impegnati a difenderlo nelle decine e decine di processi a suo carico, però non sapendo neppure che fosse minorenne(ma evidentemente soltanto durante l’atto sessuale, dato che in questura la mandò a prendere come minorenne) il fatto non costituisce reato.

E anche per ciò in Svizzera dubiterebbero. Ma, si sa, in Svizzera erano tutti comunisti, come starnazzavano dipendenti o questuanti all’assunzione al servizio di gregari-“utili idioti” in Svizzera- e ora non più perché non necessario. In Svizzera, ed in ogni altro luogo di diritto, erano tanto comunisti e ignoranti delle cose italiane che il fatto di un capo dei servizi di sicurezza, Nicolò Pollari, sul cui tavolo da lavoro, al primo posto campeggiava il programma: disarticolare, neutralizzare e ridimensionare l’opposizione al governo Berlusconi e in esecuzione di tale piano di rinascita democratica istituirono commissioni parlamentari d’inchiesta per incriminare tutti gli esponenti politici dell’opposizione con testimonianza di un Igor Marini, pregiudicato fatto uscire dalla cella per la bisogna, dunque tutto ciò l’avrebbero considerato prova indubbia di tentativo di colpo di Stato e uso di metodi stalinisti.

Ecco se fossimo svizzeri o australiani ci chiederemmo come sia possibile, invece di mettere sotto processo un’intera stagione politica, associare alla riscrittura delle regole fondamentali della nostra convivenza civile un pregiudicato i cui più stretti collaboratori, uno è condannato definitivamente per corruzione di giudici, l’altro definitivamente per mafia, il cui factotum che gli abitava in casa era organico ai clan mafiosi e lui stesso era iscritto alla loggia che preparava colpi di Stato e stragi. E ci chiederemmo quali gravi conseguenze ne potranno derivare. Ma siamo italiani e Ruby fa Mubarak.

Siamo italiani. Qualche tempo fa, ricorderete, in polemica con Saviano, Emilio Fede potette dire che pure lui aveva la scorta armata pagata dai contribuenti(e chissà se non l’ha ancora). Ma certo: c’è da credere assegnata affinchè mettesse su la sirena per condurre più velocemente le gnocche a casa del suo padrone, prima che, considerata l’età, si potesse appisolare; pericolo gravissimo, bisogna capire, visto quello che le pagava.

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