Pubblicato: dom, 16 Feb , 2014

Fiabe sconsigliate ai bambini

Polemica sugli opuscoli delle pari opportunità per le scuole elementari
Maria Cecilia Guerra, viceministro al Lavoro e alle Politiche Sociali con delega alle Pari Opportunità

Maria Cecilia Guerra, viceministro al Lavoro e alle Politiche Sociali con delega alle Pari Opportunità

Tre opuscoli pubblicati dal dipartimento per le Pari opportunità e destinati agli insegnanti delle scuole elementari, medie e superiori sconsigliano di leggere le fiabe ai bambini: tendono a promuovere un solo modello, quello della famiglia tradizionale, e impediscono identificazioni diverse. La collana ha lo scopo di combattere il bullismo e la discriminazione, e al suo interno si trovano anche capitoli contro l’omofobia.

Se per secoli le fiabe hanno fatto sognare, ora è finita, Grimm e Andersen sono passati, come anche le riscritture cinematografiche delle loro fiabe, firmate Walt Disney. Basta Biancaneve, la Bella addormentata, il Principe rospo e storie con principi azzurri e principesse. Che le bambine non cerchino per tutta la vita un principe azzurro e i bambini non credino di dover usare spada e coltello per far colpo sulle fidanzate.

La notizia ha suscitato non poche polemiche e la reazione delle Pari Opportunità. Il viceministro, Maria Cecilia Guerra ha sconfessato l’iniziativa e ha inviato una formale nota di demerito a Marco De Giorgi, il direttore dell’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) che ha diffuso nelle scuole di quei volumi . «L’educazione alla diversità è e resta cruciale ma quel materiale didattico è stato realizzato senza che io ne fossi informata e senza alcun accordo con il Miur» spiega Guerra .

Contro il viceministro e il quotidiano Avvenire che per primo ha parlato del caso, si scagliano ora le associazioni Lgbt, che difendono il progetto didattico e parlano di «vergognosa censura sull’educazione alla diversità», di «dichiarazioni sorprendenti e totalmente inaspettate», di «squalifica in maniera pericolosa» dell’intervento formativo. «Quegli strumenti didattici, opzionali e mai imposti, servono a dotare il corpo docente (non gli alunni) di una competenza su temi che ancora oggi è difficile incontrare nei percorsi formativi. Instillare il dubbio sulla qualità di quelle pubblicazioni senza entrare nel merito dei contenuti significa porre un ostacolo enorme sulla strada dell’educazione alle diversità» spiegano Arcigay, ArciLesbica, Agedo, Famiglie Arcobaleno e M.i.t.. «Siamo a fianco di Alessio De Giorgi, che da anni all’interno dell’Unar, porta avanti un lavoro di analisi che è punto di riferimento per tutte le vittime che l’omofobia continua a mietere in Italia a causa di una politica irresponsabile» afferma Imma Battaglia, presidente onorario Di’Gay Project.

Questo episodio si inserisce all’interno del più ampio dibattito sulla possibilità di affiancare al modello di famiglia tradizionale altri modelli più moderni di famiglia, includendo, quindi, anche le coppie omosessuali. Bisognerebbe dare si ai bambini la possibilità di sognare, ma altresì far crescere in loro anche la consapevolezza della reale situazione dell’istituzione famiglia, che, soprattutto negli ultimi decenni, ha subito profonde trasformazioni.

 

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