Pubblicato: mer, 13 Nov , 2013

Fairphone, il primo smartphone creato nel rispetto dei lavoratori

Costa 325 euro ed il primo stock è andato già esaurito. Dietro al loro successo c’è anche l’impegno del governo olandese a sviluppare un mercato equo in Congo.

 

Bas van Abel, fondatore della Fairphone

Bas van Abel, fondatore della Fairphone

C’è una piccola azienda olandese che ha osato dove mai nessuno aveva mai immaginato metterci il naso. Hanno sfidato l’immenso mercato degli smartphones che fino ad oggi accettava due strade: qualità o low cost. Invece la Fairphone ha deciso di produrre un dispositivo unico nel suo genere, mettendo l’accento sul rispetto e sulla dignità dei lavoratori della filiera che ci permettono di avere il cellulare che usiamo quotidianamente.

Nata ufficialmente nel 2012 come costola della Waag Society, l’istituto di arte, scienze e tecnologie di Amsterdam, la Fairphone è una start up ideata da Bas van Abel che opera nel commercio tecnologico equo e solidale.

Grazie anche ad un accordo tra la Repubblica Democratica del Congo ed il governo olandese che hanno creato il programma conflict free, la Fairphone compra i minerali, come ad esempio il cobalto, preziosissimo nella produzione delle batterie, ad un prezzo eticamente corretto sapendo che questo denaro non andrà a finire in mano ad i signori della guerra che devastano il continente per il possesso dei giacimenti. Da quando è cominciato il conflict-free program, il prezzo di vendita dello stagno è raddoppiato, permettendo alle aziende minerarie di migliorare gli standard di sicurezza ed alle famiglie degli operai di avere una migliore qualità della vita.

Materiali che vengono raffinati ed infine assemblati in quelle fabbriche dove la Fairphone ha accertato che i lavoratori abbiano un minimo sindacale garantito oltre che un premio di produzione già concordato. Una mentalità ben lontana da quella dei giganti come Apple che si appoggia per la produzione di alcuni suoi componenti alla taiwanese Foxxcon, azienda tristemente divenuta famosa per i suoi turni massacranti che hanno portato a svariati dipendenti al suicidio.

La Fairphone ha prodotto solo lo stretto necessario alla creazione dello smartphone. Nella confezione infatti non c’è traccia del caricabatterie mini-usb. L’idea dell’azienda è che ormai gli smartphone sostituiscono i modelli precedenti e quindi ognuno in casa già si ritrova il caricabatterie necessario. Ovviamente per non gravare sui costi la vendita è esclusivamente on line attraverso il proprio sito.

Il risultato di questa catena più eticamente corretta è un dispositivo di ultima generazione che fa della funzione dual sim, della durata della batteria da 2000mph, del processore quad-core e del sistema operativo android già aperto, i suoi punti di forza. Presentato a Londra lo scorso 16 settembre, da oggi la Fairphone ha ufficialmente venduto tutti i suoi primi 25 mila pezzi prodotti. Segno che, anche quando si parla di tecnologia, un mercato equo e solidale è possibile.

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