Pubblicato: mer, 31 Lug , 2013

Fabrizio Falco, la Sicilia e il teatro sempre nel cuore

Ritratto di un giovane e promettente attore siciliano, in giro per l’Italia tra un palco e un set cinematografico

 

NEWS_153355Un siciliano legge un suo conterraneo. E’ successo con “Pensaci, Giacomino! E altre novelle”, l’audiolibro da poco uscito in libreria, nel quale a dare voce alle novelle di Pirandello è Fabrizio Falco, giovane attore siciliano che si destreggia abilmente tra cinema e teatro, ottenendo in entrambi i campi consensi e successi. Come il Premio Mastroianni conferitogli alla 69° Mostra del Cinema di Venezia.
Un progetto, questo del “libro parlato”, che nasce da un primo incontro ravvicinato tra Fabrizio e l’arte di Pirandello, avvenuto in occasione di un laboratorio teatrale con Luca Ronconi, incentrato proprio su “Sei personaggi in cerca d’autore”.
“Quest’opportunità mi ha permesso di approcciarmi a questo grande scrittore siciliano in modo del tutto inedito – racconta lo stesso Falco, appena 24 anni – prescindendo dai soliti canoni interpretativi e riflettendo sul linguaggio e sull’interpretazione della scrittura. L’esperienza è stata talmente tanto positiva da decidere di perseguire un progetto “pirandelliano”, il cui risultato attuale è stato, appunto, la pubblicazione di “Pensaci, Giacomino”.
Affascinante, per lui, da sempre il ruolo di narratore. “Mi è già capitato di leggere ad alta voce storie e fiabe per alcuni siti Internet, piacendomi tantissimo. L’ascoltatore può mettersi in relazione con chi racconta la storia secondo un punto di vista diverso, rispetto a ciò che avviene con la lettura, così dal punto di vista esecutivo e recettivo diventa molto diverso dal teatro”. Un ulteriore step di questo progetto incentrato su Pirandello sarà “Partitura P”, uno spettacolo teatrale che verrà messo in scena dall’anno prossimo. Il riferimento al palcoscenico è talmente frequente da rendere impossibile non chiedergli cosa preferisca tra teatro e cinema, soprattutto alla luce dei successi ottenuti sul grande schermo.
“Preferisco il teatro rispetto al cinema, l’ho sempre fatto e continuerò a farlo, è il luogo dove mi sento a casa. Ho cominciato a Palermo con Maurizio Spicuzza, che mi ha aiutato tantissimo nella mia crescita professionale. Il palcoscenico trasmette concretezza ed evita che ci si perda in divismi; ci si trova a fare i conti con i propri limiti, è insomma una ricerca continua. Al cinema, invece, non si è così liberi, la dimensione è più contenuta, ci si deve comprimere dentro delle regole cinematografiche”. È stato proprio l’amore per il teatro a convincere Fabrizio a lasciare Palermo per studiare recitazione a Roma, anche se tale passaggio non ha pesato su di lui, non facendogli sentire il vincolo delle radici. Il fatto è che lui é veramente un “figlio del mondo”.
Quando, però, deve esprimersi su quello che pensa di Palermo, diventa piuttosto critico, dal momento che gli trasmette un opprimente senso di claustrofobia. “Non è retorica, ma vivere in altre città fa emergere i limiti di questa città. Nella mia esperienza ho sempre notato l’estrema chiusura di questa città, come anche quanto siano poche le persone disposte ad ammetterlo. Ecco perché, rivolgendosi ai giovani, li invita ad andare via per cercare altrove la propria strada. Tutto farebbe, quindi, pensare che da Palermo, Fabrizio Falco, sia scappato cercando di dimenticare le sue origini.
“Certo, altrove è diverso – tiene a precisare – ma studiare e lavorare al di fuori dell’isola non mi ha fatto dimenticare la mia sicilianità. Che del resto emerge sempre nel mio porgermi al pubblico, come del resto nel mio legame con Pirandello, siciliano che ha tanto amato la sua terra così come ne ha messo in luce i difetti e i paradossi”.

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