Pubblicato: gio, 17 Apr , 2014

Elezioni in Algeria, Benflis sfida il Fronte Nazionale di Liberazione

Gli analisti prevedono brogli e astensionismo. Alle urne circa 23 milioni di algerini , dal 1999 è la prima elezione dall’esito non del tutto scontato
Abdelaziz Bouteflika e Ali Benflis

Abdelaziz Bouteflika e Ali Benflis

Secondo i sondaggi, appare scontata la terza rielezione consecutiva di Abdelaziz Bouteflika, presidente algerino dal 1999 ma per la prima volta da quella data, in Algeria si respira una sottile aria di incertezza sul risultato delle elezioni. Il motivo si chiama Ali Benflis che alle ultime elezioni perse la sfida con Bouteflika, raccogliendo soltanto il 6% dei voti. Un dato che può sembrare poco rilevante ma che cambia radicalmente il suo significato se si considera che alle elezioni del 2009, le ultime, il Fronte Nazionale di Liberazione di Bouteflika ha raccolto il 90%.

Durante la sua campagna elettorale, Benflis, 69 anni, ha fatto leva sulla necessità di rinnovamento del Paese, sull’indipendenza della Giustizia, sulla libertà di stampa dato che le televisioni e le radio sono quasi tutte controllate dallo Stato e sul pluralismo politico. Tutti punti che si contrappongono alla situazione politica algerina, dominata dal Fronte Nazionale di Liberazione dal 1962 con l’ausilio delle Forze Armate e della Direzione Informazioni e Sicurezza (DRS), assi portanti di quello che in arabo viene chiamato “nidham”, ovvero il sistema formato da governo, esercito, amministrazione e magistratura. Uno scenario statico che, anche grazie all’emendamento che nel 2008 ha eliminato il limite di due mandati previsto dalla Costituzione, ha visto Abdelaziz Bouteflika essere eletto tre volte consecutivamente con percentuali sempre maggiori (74% nel 1999, 85% nel 2004, 90% nel 2009) e prepararsi alla quarta rielezione. Bouteflika, 77 anni, non ha preso parte alla campagna elettorale, le sue precarie condizioni di salute hanno impedito apparizioni in pubblico e la campagna è stata portata avanti “per procura” dal primo ministro Abdelmalek Sellal che non ha smesso di ricordare ai suoi elettori come Bouteflika abbia guidato l’Algeria fuori da una guerra civile che ha causato 200 mila morti e che questo impegno nel garantire l’equilibrio nel Paese lo abbia sfiancato così tanto da ammalarsi.

Tra gli altri sfidanti spicca Louisa Hanoune, segretaria generale del Partito dei Lavoratori, unica donna candidata e l’unica a parlare di diritti delle donne a partire dalla cancellazione del codice di famiglia che definisce «oscurantista, discriminatorio, e contrario all’articolo 29 della Costituzione che considera i cittadini uguali davanti alla legge». La rielezione di Bouteflika viene data da molti come quasi certa ma a differenza delle precedenti presidenziali questa volta la possibilità che qualcosa cambi è quantomeno ipotizzabile, soprattutto perché il sistema sembra non appoggiarlo più come prima. Se poi si aggiunge che cinque partiti dell’opposizione, hanno invece invitato all’astensionismo e che una giovane ginecologa, Amina Bouraoui, guidi un movimento di cittadini chiamato Barakat (trad. basta) che durante la campagna elettorale ha organizzato numerose iniziative di protesta contro la probabile rielezione di Bouteflika, l’esito non appare più scontato. Benflis attende il suo momento e mette in guardia sui brogli. Adesso spetta ai circa 23 milioni di algerini che andranno a votare, scegliere il nuovo, o vecchio, presidente.

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