Pubblicato: mer, 20 Nov , 2013

Credito e artigianato in Sicilia, presentato il rapporto Crias/2

L’economia siciliana, nel corso del 2012, ha subito una fase ciclica recessiva importante

 

imagesContinua il nostro viaggio nell’analisi dell’ultimo rapporto della Crias, dedicato al credito e all’artigianato in Sicilia. Il ruolo delle piccole e medie imprese, come già detto, è fondamentale nell’ossatura economica dell’Italia e della Sicilia, tuttavia non mancano alcuni segnali negativi acuiti dall’attuale fase di recessione. Le imprese artigiane, dal 2007 al 2012, sono diminuite complessivamente del 3,74%, facendo registrare un saldo negativo tra nuove aperture e chiusure di quasi 56.000 unità, mentre le altre imprese sono cresciute dello 0,56%. Pertanto, appare chiaro come il comparto artigianale è quello che più di tutti ha risentito della grave recessione congiunturale che ha investito il nostro Paese negli ultimi anni.

 Le ragioni di questo significativo calo, secondo il rapporto, sono da ascrivere alla perdurante debolezza della domanda interna, in particolare di quella all’interno dei circuiti di subfornitura. Inoltre, le imprese con maggiori capacità d’internazionalizzazione, in particolare le grandi e medie imprese, hanno potuto beneficiare della crescita della domanda estera che ha permesso di compensare, sia pure in parte, la flessione dei consumi e degli investimenti rilevati nel mercato nazionale. Sulle piccole imprese e sulle imprese artigiane, nello specifico, hanno pesato anche altri fattori. In particolare, come ricordato dal rapporto della Crias che, a sua volta, fa riferimento al rapporto annuale dell’Istat del 2013, il più importante è costituito dalla mancanza di risorse finanziarie. Tra l’altro, le difficoltà di accesso al credito, insieme con le deboli prospettive di domanda, hanno determinato una nuova contrazione degli investimenti fissi lordi dell’8% nel solo 2012.

Sempre secondo l’Istat, i fenomeni di razionamento del credito (credit rationing) – cioè quei casi in cui l’impresa non ottiene il finanziamento richiesto, a prescindere dal fatto che si sia trattato di un rifiuto da parte della banca o che l’impresa abbia rinunciato a fronte di condizioni di costo molto elevato – hanno fatto registrare un generale aumento negli ultimi anni. Ovviamente, il fenomeno risulta diversamente caratterizzato a seconda dei fattori presi in considerazione. Infatti, esso è più grave per le imprese manifatturiere, rispetto a quelle di servizi, per le imprese meridionali e insulari, rispetto a quelle centro-settentrionali, per le piccole imprese, rispetto a quelle medie e grandi.

Le condizioni dell’economia siciliana non risultano per nulla lusinghiere. Infatti, essa, sulla scorta dei dati della Banca d’Italia, ha subito una fase ciclica recessiva alquanto grave e il Pil è sceso del 2,7%. I settori che ne hanno risentito maggiormente sono stati l’industria e l’edilizia, ma quasi tutti i settori hanno registrato risultati negativi. Inoltre, il permanere dell’incertezza della prospettiva economica unitamente ai crescenti fenomeni di razionamento del credito hanno portato a una nuova contrazione degli investimenti. Nell’industria sono diminuiti gli ordinativi, la produzione, il grado di utilizzo degli impianti, e per il quinto anno di fila la spesa per gli investimenti (-6,2% nel 2012, -8,4% nel 2011, -2,4% nel 2010, -6,1% nel 2009 e -8,5% nel 2008). Tra l’altro, anche nelle costruzioni è proseguita la dinamica negativa, con nuovi cali dell’attività produttiva e dell’occupazione (-10% nel 2012, -7,1% nel 2011). Il settore commerciale ha fatto registrare un calo in conseguenza della diminuzione del reddito reale disponibile delle famiglie e delle incerte prospettive del mercato del lavoro, e la spesa per i beni durevoli è calata del 13,7%.

 Sul fronte disoccupazione si continuano a registrare dati negativi: il tasso dei senza lavoro è pari al 18,6%, collocandosi al di sopra della media nazionale (10,7%) e di quella meridionale (17,2%). L’occupazione è diminuita per il sesto anno consecutivo (-2,7%). La relativa contrazione ha coinvolto tutti i settori economici e ha interessato maggiormente la componente maschile. In controtendenza si attestano, invece, il turismo (2,8%), la produzione agricola, che nel 2012 è cresciuta per quasi tutti i prodotti (cereali +4,1%, ortaggi +4,8%, legumi e piante da tubero +3%, agrumi -8,3%, olive +11,6% e uva +34,6%, vino +48,4%) e le esportazioni della regione, che sono aumentate del 21,2%, trainate principalmente da quelle relative ai prodotti petroliferi (+26,1%), che incidono per circa tre quarti del totale. L’export di prodotti non petroliferi è comunque aumentato dell’8,5%.

I prestiti bancari, già in rallentamento dal secondo semestre del 2011, si sono ridotti dello 0,8%, nonostante il volume complessivo dei depositi bancari di famiglie e imprese siciliane sia aumentato del 4,2%. La contrazione è stata determinata sia dalla debolezza della domanda, che dalla rigidità delle condizioni di offerta ed ha riguardato sia le famiglie consumatrici, sia le imprese. In particolare, i prestiti alle famiglie si sono contratti dello 0,4% e i finanziamenti alle imprese si sono ridotti dell’1,2%. Inoltre, anche la qualità del credito ha fatto registrare ulteriori segnali di peggioramento. Infatti, “il tasso di decadimento complessivo (rapporto tra i flussi di sofferenze manifestatisi nel corso del 2012 e gli impieghi vivi all’inizio dell’anno) è passato dal 2,6% al 3,2%, e quello specifico per le imprese è passato dal 3,5% al 4,4%”.L’incidenza sui prestiti delle posizioni incagliate o ristrutturate è aumentata, passando dal 6,8% all’8,9%, mentre “quella specifica per le imprese è passata dall’8,7% all’11,4%. L’incidenza sui prestiti di tutti i crediti deteriorati (comprese le sofferenze) è aumentata dal 26,5% al 30,8%, e quella specifica per le imprese è passata dal 32,7% al 38,3%”.

 

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