Pubblicato: gio, 7 Nov , 2013

Costo del denaro al minimo storico

Ennesimo taglio nei tassi d’interesse ad opera della BCE, l’istituto di Francoforte spera così di alimentare la debole ripresa

 

Mario Draghi

Il presidente della BCE Mario Draghi

Decisione a sorpresa della BCE che decide di abbassare i tassi di un quarto di punto. Con questo ulteriore taglio il tasso marginale, dal 13 novembre, sarà all’0,75%, mentre si attesterà allo 0,25% il tasso “Refi”, ovvero quello del rifinanziamento pronti contro termine. I motivi del taglio sono molteplici. Innanzitutto stoppare sul nascere i timori di un rallentamento dell’inflazione, rallentamento che secondo scenari più cupi, ma smentiti da Draghi, potrebbe trasformarsi in deflazione, e quindi, spingere gli operatori economici e finanziari ad immettere liquidità nel sistema.

Il taglio odierno è il quinto consecutivo da fine 2011, il quarto della presidenza Draghi, e si inserisce nella strategia dell’Eurotower di sostegno alla ripresa, o meglio, lotta alla recessione, nei limiti del suo statuto che le impedisce di essere prestatore di ultima istanza alla pari delle altre banche centrali mondiali. L’effetto sui mercati non ha tardato a farsi sentire. L’euro si è deprezzato di circa due centesimi sul dollaro in poche ora mentre le maggiori borse europee, in sofferenza in apertura, hanno ben reagito in un primo momento: all’ora di pranzo segnavano +0,8% il Ftse Mib di Milano e +0,4%  il Dax tedesco, quasi in parità il Cac40 di Parigi e il Ftse100 di Londra. L’effetto benefico è durato poco con tutte le piazze che hanno chiuso in negativo ad eccezione di Francoforte. Il motivo è che i buoni risultati dell’economia reale USA fanno intendere una possibile accelerazione del tapering della FED, ovvero l’immissione continua di denaro nel sistema. A Milano, che chiude a -2%, la situazione è aggravata dal crollo dei titoli bancari delusi dal mancato annuncio, da parte della BCE, di nuovi prestiti alle banche. Effetti positivi invece, ma limitati, sullo spread con il differenziale tra Btp/Bund in discesa a 235 punti.

Draghi, agendo così, non fa altro che confermare  quanto dichiarato in estate quando affermò che «la nostra uscita dalle misure non convenzionali resta lontana» lasciando intendere un lungo periodo di tassi bassissimi al fine di sostenere la leggera ripresa che si sta affacciando. A tal riguardo fa sensazione il dato sul PIL americano in crescita oltre le previsioni, al +2,8%, dimostrando ancora una volta che la crisi non è più globale ma ormai solo europea. Europa che, dopo le misure di austerity per allineare i conti, deve, pena l’aggravarsi della recessione, al più presto mettere in atto politiche per una robusta crescita. Inutile sottolineare che se accanto ad una moneta unica, nella Eurozona ci fosse anche un bilancio unico, un sistema bancario unico e una vera Banca centrale saremmo usciti dalla crisi molto prima e con molti meno sacrifici.

 

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