Pubblicato: dom, 25 Dic , 2022

CORTE IDH: condannato il Paraguay per l’assassinio del giornalista Santiago Leguizamón

Sentenza storica per la Corte Interamericana dei Diritti Umani, che ha riconosciuto la responsabilità dello Stato per la violazione del diritto alla vita, alla libertà di pensiero ed espressione.

La Corte Interamericana dei Diritti umani (Corte IDH) ha condannato lo Stato paraguaiano per la morte del giornalista Santiago Leguizamón, assassinato il 26 aprile del 1991 nella città di Pedro Juan Caballero nel dipartimento di Amambay.

Santiago Leguizamón è stato il primo giornalista paraguaiano assassinato dopo la caduta della dittatura di Stroessner; è il pioniere nella denuncia contro la narco-politica, la relazione tra mafia e Stato paraguaiano iniziata negli anni ’80 ed ancora in essere. Leguizamón era noto nel paese, aveva un programma radiofonico e spesso scriveva articoli che evidenziavano la criminalità organizzata, il traffico di droga, le interazioni tra il governo e gli interessi delle grandi imprese, i danni ambientali e le ingiustizie contro le popolazioni indigene al confine tra Paraguay e Brasile. A partire dal 1991, pubblicò una serie di inchieste sulla presunta triangolazione tra una famiglia brasiliana e la Camera della soia del Paraguay per evadere le tasse. A causa del suo lavoro, era stato minacciato. Aveva ripetutamente chiesto protezione, ma non gli era stata offerta alcuna tutela, fino al giorno prima della sua morte, che a quel punto aveva rifiutato. Corrispondente del quotidiano Notizie da Asunción, Leguizamón aveva denunciato anche gli omicidi commissionati da Pedro Juan Caballero. Scriveva che “i capi mafiosi di Pedro Juan utilizzano killer su commissione” e “la tenebrosa famiglia Jamil controlla tutto”. Leguizamón spiegava  interessi e dinamiche dei capi mafiosi della zona di confine, non solo Fahd Jamil in connivenza con imprenditori frontalieri e con l’autorizzazione del presidente della Repubblica Andrés Rodríguez.

Dalle risultanze investigative era emerso come dietro l’assassinio del giornalista Santiago Leguizamón (1991) e a quello del ministro antidroga Generale Ramón Rosa Rodríguez (1994), vi potesse essere il capo mafioso Fahd Jamil alleato al General Andrés Rodríguez, i quali però non sono mai stati processati. La strada comune è quella del narcotraffico. Nel 2014 veniva ucciso anche Pablo Medina, giornalista paraguaiano, in un’isolata strada a Villa Igatimi, nel dipartimento di Canindeyú, a circa 350 chilometri da Asuncion. I sicari spararono a raffica falciando la vita di Pablo e della sua assistente, Antonia Almada, di 19 anni. Medina aveva denunciato con le sue inchieste il capo narcos della zona di Ipehjú: niente meno che il sindaco eletto per il Partito Colorado, Vilmar “Neneco” Acosta. La sua morte scoperchiò la corruzione ai massimi livelli. Nenenco era sostenuto dalla deputata del Partido Colorado Cristina Villalba soprannominata “La Madrina”, come aveva scritto Pablo Medina stesso. La deputata (la cui famiglia era coinvolta in vicende di contrabbando e altri illeciti) si appellò ai suoi privilegi politici. Vilmar “Neneco” Acosta, invece, è stato processato e condannato a 39 anni di prigione, per l’accusa era uno dei mandanti del duplice omicidio. Nelle indagini finisce anche il Ministro della Suprema Corte di Giustizia del Paraguay, Dr. Víctor Núñez, poi spostato di ruolo. Erano emersi i suoi legami e i rapporti con il clan Acosta, di cui il giornalista Medina a suo tempo aveva scritto molto. Dalle risultanze investigative si riscontra il coinvolgimento del ministro nel caso del duplice omicidio ed altre inchieste legate al clan. In Paraguay il narcotraffico e la vita politica si sono alleati per guadagni e potere.

Il 16 dicembre 2022 arriva la prima sentenza, una sentenza storica quella pronunciata dalla Corte Nazionale dei Diritti Umani contro il Paraguay, che risponde sia ad una serie di eventi correlati all’assassinio del giornalista Santiago Leguizamón, sia alla mancanza di indagini svolte e alla assenza di tutela nei confronti dei suoi familiari (Leguizamón v. Paraguay – IDH 2022).
La Corte Nazionale dei Diritti Umani ha dichiarato, all’unanimità, lo Stato paraguaiano responsabile della violazione del diritto alla vita e alla libertà di pensiero e di espressione, oltre alla violazione del diritto alle garanzie giudiziali e di protezione giudiziale a danno di Ana María Margarita Morra e Raquel, Dante, Sebastián e Fernando Leguizamón Morra, rispettivamente moglie e figli. Per la Corte il Paraguay ha violato il diritto umano alla vita riconosciuto dall’articolo 4 della Convenzione americana sui diritti umani, perché lo Stato era a conoscenza di credibili minacce di morte contro il sig. Leguizamón e non ha adottato misure appropriate per proteggere e preservarne la vita. Tutte le istituzioni erano informate del pericolo imminente e serio che correva, lo stesso giornalista aveva denunciato pubblicamente nella sua trasmissione radiofonica le intimidazioni ricevute. E’ emersa la particolare vulnerabilità dei giornalisti che riferiscono di pratiche corruttive, soprattutto quando sono collegate a cittadini di alto profilo e colletti bianchi. Lo Stato ha violato il diritto alla libertà di pensiero e di espressione ai sensi dell’articolo 13 della Convenzione americana non proteggendo Leguizamón e non indagando e perseguendo coloro che lo hanno ucciso; violato il diritto all’accesso alla giustizia riconosciuto dagli articoli 8 e 25 della Convenzione americana non avendo svolto un’indagine adeguata sul suo assassinio, non avendo condotto un processo penale con la dovuta diligenza e in un lasso di tempo ragionevole senza indebiti ritardi.

Lo Stato paraguaiano dovrà pagare a titolo di indennità un importo di 505.000 dollari alla famiglia del giornalista ucciso per redditi non ricevuti, per somme destinate alla ricerca della Giustizia e per la compensazione per danno immateriale, oltre a 15.000 dollari per la Coordinatrice dei Diritti Umani del Paraguay (Codehupy). Allo stesso tempo, lo Stato dovrà assumersi pubblicamente la responsabilità internazionale per l’omicidio di Leguizamón e ripristinare il premio nazionale per giornalisti Santiago Leguizamón che sarà riconosciuto annualmente. Il Paraguay è tenuto a porre in essere le azioni necessarie per la tutela dei luoghi destinati a commemorare il giornalista. Dovrà prevedere un budget annuale teso a garantire il funzionamento della ‘Mesa para la Seguridad de Periodistas del Paraguay’ (che raggruppa diverse istituzioni e corporazioni di giornalisti). Dovrà anche istituire un fondo per il finanziamento di programmi diretti all’assistenza e protezione degli addetti alla comunicazione e dei giornalisti vittime di violenza nell’esercizio della loro professione, così come la disposizione di misure efficaci di protezione integrale per garantire la sicurezza dei giornalisti esposti a pericolo.

La sentenza internazionale stabilisce “che lo Stato dovrà sollecitare l’approvazione del disegno di legge sulla Libertà di espressione, Protezione a Giornalisti, Operatori della Stampa e Difensori di Diritti umani che attualmente è in corso di procedura o un disegno di legge di contenuto simile sulla libertà di espressione, protezione a giornalisti, operatori della stampa e difensori dei diritti umani”. Il Sindacato dei Giornalisti del Paraguay ha registrato decine di casi di omicidi di giornalisti nel paese. Solo uno di questi è arrivato a sentenza.

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