Pubblicato: mar, 11 Ott , 2016

Confronto a Matassino tra SI e NO

Ma in questa situazione politica incerta avevamo così urgente bisogno di una riforma costituzionale?

 

29882282550_cbc7757b79_mUn centinaio di persone hanno assistito e partecipato venerdì 7 ottobre alla sala del Circolo Arci di Matassino al confronto tra l’onorevole Lorenzo Becattini del Pd per il SI al referendum costituzionale del 4 dicembre e l’avvocato Davide Biondi favorevole al NO.

L’onorevole Becattini ha sostenuto che con la revisione costituzionale voluta dal Pd renziano si supera il bicameralismo perfetto, sul quale da anni ci sarebbe, per l’esponente del SI, un ripensamento sia giuridico che politico. Il Senato, che pure rimane, non esprimerà tuttavia più la fiducia al Governo. Il disegno delineato dai revisori configura, ha affermato Becattini, una consulta delle regioni, una rappresentanza regionale che porterà a 100 i senatori: 74 di estrazione regionale, 21 sindaci e 5 componenti nominati dal Presidente della Repubblica. In merito al Titolo V della Costituzione, Becattini ha spiegato che “si opera per superare il conflitto Stato Regioni, che negli ultimi tempi ha gravato enormemente sulla Corte Costituzionale”. Ma insomma la riforma qualificante sarebbe, per il sostenitore del SI, che la fiducia sarà di competenza di una sola Camera.

L’avvocato Davide Biondi ha replicato che non sarebbero certo illegittimi o necessariamente erronei gli obiettivi che i revisori assumono di voler perseguire: il problema è la contraddittorietà di tale riforma. Sono proprio il sistema di composizione, la sua rappresentanza, nonché le competenze legislative del Senato a suscitare parecchi dubbi. Saremmo in presenza di un testo tanto pasticciato, in alcuni punti pletorico, che proprio i fini che vengono assunti alla base del cambiamento apparirebbero poco credibili e sfuggenti. Intanto per ridurre gli stipendi dei parlamentari sarebbe bastata una legge ordinaria. Quindi i senatori e il Senato non verranno aboliti e neppure verranno eletti direttamente dai cittadini sia pure su base regionale, ma verranno nominati dalle Regioni e dunque dai partiti, addirittura 5 saranno designati dal Presidente della Repubblica, con buona pace della rappresentanza territoriale.

L’avvocato Biondi ha sostenuto che a questo punto avrebbero dovuto avere un vincolo di mandato e invece non ce l’hanno. Per quel che riguarda il Titolo V, poi, il sostenitore del NO ha detto che “dopo anni si decide che le Regioni hanno troppi poteri e si va ad accentrare. Ma quei poteri non vengono tolti alle Regioni a Statuto speciale”. Ed ha ancora considerato che “rinunciare al bicameralismo non è per forza un bene, spesso ci ha salvato da leggi scritte male” e l’intento di accelerare l’iter parlamentare più che effettivamente realizzato dalla riforma, proprio per le competenze non chiaramente definite, è più che altro pretestuoso.

Riformuliamo, dunque, la domanda che abbiamo fatto all’inizio e una risposta ci sembra ne debba scaturire: che l’esito di questa campagna referendaria, essendo pochi coloro che cercano di fare chiarezza, rischia unicamente di accrescere, per un verso l’antipolitica, come si evince da certi slogan del tipo “vuoi diminuire il numero dei politici? Basta un SI”, ma anche da certe affermazioni provenienti da alcune frange del fronte del NO; ma per un altro verso, o per lo stesso, la rissosità tra le varie fazioni politiche del Paese e la spaccatura che da più di vent’anni, oramai, è pressoché l’unica strategia di alcune compagini che hanno idiosincrasia per lo spirito della nostra Carta, ovvero partiti ad personam, più che di altri.

Fulvio Turtulici

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