Confiscati 11 milioni di euro di beni agli eredi di La Placa.
A Caltanissetta la Guardia di Finanza mette i sigilli alle proprietà della moglie e della figlia del malavitoso.
“E pur si muove”, non ce ne voglia a male Galileo Galilei se, oggi, prendiamo in prestito questa sua celeberrima frase e la accostiamo ad un argomento ben più ostico della nostra contemporaneità di quanto non sia stato, per lui, quello della rotazione della Terra.
Perché oggi, sabato 25 ottobre 2014, qualcosa si muove nell’entroterra di Caltanissetta.
Una brutta sveglia è, infatti, suonata stamattina per gli eredi, moglie e figlia, del malavitoso Vincenzo La Placa, morto nel 2009, a cui sono state confiscate due lussuose ville e due aziende agricole a Resuttano, nella provincia di Caltanissetta, terreni di 250 ettari ricadenti nelle province palermitane ed ennesi, una società di vendita all’ingrosso con sede a Napoli, quote societarie e conti correnti a Roma, Milano, Palermo e Caltanisetta: si parla di 11 milioni di beni confiscati dalla Guardia di Finanza tra Sicilia, Lombardia, Campania e Lazio, a seguito di un accertamento economico – patronale condotto sui redditi dichiarati.
Come se ciò non bastasse, le indagini hanno evidenziato anche contatti tra le due donne e il genero di Totò Riina, Tony Ciavarello.
Vincenzo La Placa era stato etichettato da molti collaboratori di giustizia come un “cane sciolto” degli ambienti malavitosi. Nel suo curriculum criminale, già a partire dagli anni ’70, molteplici procedimenti penali, dall’associazione a delinquere, al riciclaggio, passando per abusivismo edilizio, truffa, peculato, furto e ricettazione.