Clan dei Casalesi: il boss Antonio Iovine, detto ‘o ninno, si pente
A dicembre, in udienza, aveva dichiarato: “Se parlassi, inguaierei un sacco di persone”
Il boss del clan dei Casalesi, Antonio Iovine, detto ‘O ninno, ha deciso di collaborare con i magistrati. ‘O ninno è stato uno degli elementi di spicco della mafia casertana, insieme a Francesco Bidognetti, Francesco Schiavone e Michele Zagaria. Era ricercato perché condannato all’ergastolo nell’ambito del processo Spartacus, l’epocale processo sui Casalesi. La sua latitanza, finita nel 2010, è durata 15 anni. Il suo nome era nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia.
Quello dei Casalesi – lo aveva spiegato Carmine Schiavone, il pentito che ha rivelato la filiera del traffico illecito dei rifiuti nella Terra dei fuochi – è un clan mafioso e non camorristico cresciuto sotto la protezione dell’esponente della mafia siciliana, Antonio Bardellino. E proprio sotto la sua ala protettrice ‘O ninno, a vent’anni, aveva iniziato la sua carriera criminale, era il delfino di Francesco Schiavone.
Il prossimo mese di settembre, Iovine festeggerà il cinquantesimo compleanno. In trent’anni, ha instaurato relazioni con esponenti politici e della pubblica amministrazione, la sua attività delittuosa ha monopolizzato gran parte dell’economia della provincia di Caserta. Pensare che possa iniziare a collaborare con la giustizia, potrebbe far tremare le vene ai polsi a molte persone.
I più attenti avevano presagito il pentimento del boss, già lo scorso mese di dicembre, quando in corso di udienza, aveva dichiarato: «Se parlassi, inguaierei un sacco di persone».
Un presagio diventato certezza, lunedì, nell’aula nella quale si stava celebrando uno degli atti finali del processo per intimidazioni nei confronti di Rosaria Capacchione, cronista di giudiziaria del quotidiano Il Mattino (oggi senatrice del Pd), e di Roberto Saviano, scrittore che accusò pubblicamente i boss Michele Zagaria e Antonio Iovine di essere la rovina di Casal di Principe, invitandoli ad andare via.
Iovine, infatti, è tra gli imputati di quel processo con Francesco Bidognetti. Ma, per Bidognetti, il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia, Antonello Ardituro, a conclusione della requisitoria, ha chiesto la condanna a un anno e mezzo di reclusione. A sorpresa, invece, per ‘O ninno, ha chiesto l’assoluzione. Una richiesta, ha spiegato il magistrato, suffragata non tanto dal fatto di non essere certo della colpevolezza di Iovine, ma perché non c’è la possibilità di dimostrarne la colpevolezza.