Pubblicato: sab, 3 Mag , 2014

Censis: Italia terra delle diseguaglianze sociali

I dati del Censis confermano la crescente diseguaglianza sociale nel nostro Paese. L’istituto si pronuncia anche sugli 80 euro: serve continuità

censis_0Un’analisi del Censis, Centro Studi Investimenti Sociali, rileva che i dieci uomini più ricchi d’Italia possiedono un patrimonio di 75 miliardi euro. Una notizia che da sola potrebbe non risultare interessante, soprattutto se paragonata alle top ten miliardarie di altri Paesi ma che lo diventa se la si confronta e inserisce nella realtà italiana. I 75 miliardi di euro detenuti dalle dieci persone più ricche del nostro Paese sono pari al patrimonio di circa 500.000 famiglie operaie. Ma c’è di più. La fotografia scattata dal Censis mostra una società dalle forti diseguaglianze: due mila italiani dispongono di un patrimonio complessivo, immobili esclusi, superiore a 169 miliardi di euro. Questo significa che lo 0,003% della popolazione italiana possiede una ricchezza pari a quella del 4,5% della popolazione totale. La forbice si spiega con l’abbassamento dei redditi per i ceti più bassi che, con salari impoveriti, hanno perso potere d’acquisto mentre chi guadagnava tanto, continua a farlo nonostante la crisi. Basti osservare che rispetto a dodici anni fa i redditi familiari annui degli operai sono diminuiti, in termini reali, del 17,9%, quelli degli impiegati del 12%, quelli degli imprenditori del 3,7%, mentre i redditi dei dirigenti sono aumentati dell’1,5%. Ci sono poi circa 414 mila contribuenti italiani che nel 2012 hanno dichiarati redditi netti individuali per un totale di 42 miliardi di euro mentre il valore medio dei redditi netti dichiarati dai contribuenti italiani non raggiunge i 15mila euro.

Il Censis si sofferma anche sul bonus di 80 euro in busta paga concesso dal governo. Secondo il Centro, aumenterà i consumi soltanto se sarà permanente, se così fosse «si stima un incremento della spesa per consumi in 8 mesi superiore a 3,1 miliardi di euro, il 15% in più rispetto al caso in cui il bonus non venga rinnovato». Le conseguenze nei comportamenti saranno molte diverse se il bonus sarà strutturale o se invece non avrà continuità nel tempo. «Nel caso in cui gli 80 euro costituiranno un incremento una tantum del reddito – dice il Censis – si stima che 2,7 miliardi di euro (dei 6,7 miliardi totali previsti dal decreto del governo) andranno ad alimentare la domanda interna»

Secondo il Censis, i 2,2 milioni di beneficiari del provvedimento impiegheranno tutti gli 80 euro mensili in consumi, per una spesa pari a 1,5 miliardi di euro negli otto mesi previsti dal provvedimento. Altri 2,7 milioni di beneficiari li spenderanno solo in parte per consumi, per un valore di 1,2 miliardi di euro, destinando 700 milioni di euro ad altro. Cinque milioni di beneficiari invece useranno il bonus esclusivamente per impieghi diversi dai consumi, in questo caso risparmieranno o pagheranno debiti per un ammontare di 3,3 miliardi di euro.

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