Pubblicato: mar, 25 Feb , 2014

Caso Abu Omar, assolti per “segreto di Stato”

Si è concluso il lunghissimo processo per il rapimento di Abu Omar, assolti gli 007  italiani perché la Procura avrebbe violato il segreto di Stato

 

Nicolò Pollari, ex-direttore del Sismi

Nicolò Pollari, ex-direttore del Sismi

Si chiude dopo circa dieci anni l’odissea del processo Abu Omar a carico dell’ex vertice del Sismi, il servizio segreto militare, Nicolò Pollari, del numero 3 Marco Mancini e degli agenti Giuseppe Ciorra, Luciano Di Gregori e Raffaele Di Troia. I cinque 007 sono stati definitivamente prosciolti dalla Corte di Cassazione per “non luogo a procedere a motivo del segreto di Stato”. La Cassazione con la sentenza odierna ha ribaltato la sua stessa decisione presa circa un anno fa con cui confermava le condanne a 10 anni per Pollari, 9 per Mancini e 6 per gli agenti. Il motivo della retromarcia è l’accoglimento del pronunciamento della Corte Costituzionale che, a seguito del ricorso dello Stato, ha rilevato che la Procura durante le indagini ha effettivamente violato il segreto d Stato e che quindi il processo, per quanto riguarda i soggetti in questione, era da annullare. Confermate già nel settembre 2012, invece, le condanne, per sequestro di persona, emesse a 22 agenti della CIA, mai estradati, ai due funzionari del Sismi Pio Pompa e Luciano Seno e al comandante della base di Aviano, Joseph Romano. Quest’ultimo poi graziato da Napolitano

Il sequestro di Abu Omar è uno dei casi più famosi, e meglio documentati, di extraordinary rendition, letteralmente “consegna straordinaria”. Questa pratica è stata utilizzata massicciamente dai servizi segreti americani, dal 2002 fino a, probabilmente, il 2007 per rapire sospetti appartenenti a cellule terroriste islamiche e, quindi, portarli in Paesi dove era ammessa la tortura per estorcere loro informazioni utili alla lotta al terrorismo. Le rendition molto spesso avvenivano con la complicità di agenti dei servizi segreti del Paese in cui i sospetti vivevano i quali, dopo la cattura, venivano trasferiti molto spesso nel loro Paese d’origine per essere “interrogati”. Esattamente come nel caso di Abu Omar, rapito a Milano da agenti della CIA e quindi portato nel natio Egitto dove sarebbe stato torturato dalle autorità locali.

La vicenda Abu Omar, il cui vero nome è Osama Mostafa Hassan Nasr, è resa ancora più intricata dal fatto che l’ex-imam della moschea milanese di viale Jenner al momento del rapimento era sotto indagine della Procura per terrorismo internazionale, il processo che lo riguardava è arrivato alla fine solo a dicembre 2013 con la condanna dell’imam a 6 anni di carcere. Abu Omar al momento si trova in Egitto e pur essendo libero sostiene che gli è impedito di lasciare il Paese per far ritorno in Italia dove, afferma, vorrebbe difendersi nella aule di tribunale avendo fiducia nella giustizia italiana.

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