Pubblicato: ven, 16 Mag , 2014

Cantone su ddl Grasso: «Ennesima legge spot»

 Il Presidente dell’Autorità richiama la politica a fornire strumenti realmente efficaci e chiede maggiori poteri per contrastare la corruzione

Raffaele Cantone

Raffaele Cantone

«Non ho intenzione di fare gite milanesi». Le parole di Raffale Cantone, il magistrato scelto dal premier Renzi per vigilare sull’Expo dopo lo scandalo degli appalti, sono chiare e nette come la sua posizione. Intervenuto alla cerimonia di chiusura del master di criminologia della Facoltà di Giurisprudenza della Federico II a Napoli, il presidente dell’Autorità anticorruzione pronuncia parole poco lusinghiere nei confronti della politica. «Quello che sta accadendo in Parlamento è un fatto gravissimo, si prova a legiferare sull’onda dell’emergenza su una materia sulla quale invece bisognerebbe riuscire a trovare il giusto equilibrio» dichiara Cantone. definendo il ddl Grasso «l’ennesima legge spot» che concluderà il suo percorso in quanto esiste «un gruppo politico in grado di stabilire che quella legge sarà approvata che però non avrà nessuna efficacia sul piano concreto». Il magistrato della Cassazione rincara la dose aggiungendo che oggi la politica «non è neanche più in grado di gestire la corruzione. Oggi i comitati d’affari hanno un’elevata capacità di pervasione del sistema economico e hanno creato veri e propri monopoli eliminando la concorrenza». 

La corruzione secondo Cantone si è evoluta rispetto agli anni ’90 e l’attuale sistema «è molto molto più pericoloso di Tangentopoli», con la politica che svolge un ruolo marginale. «I grandi fenomeni corruttivi durante Tangentopoli – spiega Cantone – avevano una chiara finalizzazione politica. Era la politica che utilizzava il sistema degli appalti come metodo di finanziamento e le tangenti finivano principalmente nelle casse dei partiti». Oggi, invece, «i meccanismi e i soggetti che gestiscono sono vere e proprie lobby – spiega il magistrato – in cui la politica svolge un ruolo marginale, aiutandole per avere vantaggi diretti o indiretti». 

Raffaele Cantone chiede maggiori poteri e un’inversione di rotta concreta per contrastare la corruzione, fenomeno che risulta più difficile da individuare rispetto alle infiltrazioni mafiose: «È più facile l’antimafia dell’ anticorruzione perché nel primo caso, a controlli approfonditi risultano infiltrazioni, mentre nel secondo caso è impossibile perché c’è uno scambio alla pari». Allo stato attuale Cantone sostiene che «non c’è possibilità che l’Autorità possa occuparsi delle vicende dell’Expo» e che è necessario «individuare poteri specifici e transitori che non sminuiscano l’indipendenza dell’Autorità». Il magistrato sottolinea che il suo ruolo «ha un senso se abbiamo strumenti di controllo ad hoc e se si impone alle società private di seguire le norme sulla trasparenza». 

Raffaele Cantone ha sottolienato che mentre si modifica «per l’ennesima volta la norma sulla concussione, si prova a intervenire sulla prescrizione e si pensa a un falso in bilancio che non ha alcuna efficacia ne’ efficienza», la norma sull’antiriciclaggio «così come scritta in Senato, e’ inapplicabile perché prevede che ci sia nocumento all’economia, meccanismo assolutamente vago». Per  il presidente dell’Autorità anticorruzione, la strada da seguire è  quella in cui ci si occupa della corruzione «quotidianamente e non quando si verificano fatti come quelli dell’Expo».

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