Pubblicato: mar, 21 Ott , 2014

Borghesia plebea

Sfruttatori, consumatori, usurai ingannatori, truffatori e illusi, parassiti e miopi talpe, criminali organizzati, fascisti.

 

1385013783-ipad-803-0Una è la domanda che le racchiude tutte in questa fase politica. Come può essere avvenuto che Matteo Renzi sia arrivato a guidare il maggior partito che fu della sinistra e come uno così possa godere nel paese di tanta considerazione. Intanto non ha televisioni, quotidiani e rotocalchi al suo servizio. Questo deve far riflettere anche sul consenso di cui per tanti anni ha usufruito Berlusconi. L’appeal di personaggi così forse è dovuto ad altro. Per quel che concerne Renzi, la conquista del Pd non può essere dipesa soltanto dagli errori della dirigenza sconfitta di quel partito. Io credo ci sia altro.

Allarghiamo lo sguardo, guardiamo a livello planetario. La natura e la forma dell’impresa capitalistica sono sempre uguali e immutabili dalla rivoluzione industriale: sfruttare fino all’estremo il lavoro. Dagli anni ’50 fino ai ’70, dopo lo shock della guerra, l’azione dei sindacati, dei partiti della sinistra, le politiche di welfare hanno imposto una più equa ripartizione del reddito. La presenza sovietica, ben oppressiva della libertà entro la cortina rossa, tuttavia nella sfera occidentale intimoriva i capitalisti e i loro mediatori. I lavoratori si stavano emancipando. La risposta del capitale sarebbe stata, col supporto della sfrenata corsa economica seppur dalle gambe corte, culturale. Coloro che per Marx erano i proletari sarebbero stati trasformati in consumatori, una massa informe e facilmente manovrabile. Le banche si prestarono in apparente democrazia finanziaria, simili istituti fino ad allora ritenuti pressoché esclusivi si aprirono sulla via. Gli ex proletari ottenevano comodamente mutui e divenivano proprietari di immobili, le aziende automobilistiche prevedevano prestiti finanziari per l’acquisto delle auto già nel contratto, gli sportelli bancari finanziarono la compera di mobili e quant’altro, giunsero a prestare i soldi per le vacanze. Perfino gli operai e i pensionati presero a investire i loro piccoli risparmi, compravano fondi comuni, azioni, divennero avidi di titoli del debito pubblico. La grande distribuzione lanciava i tre per due e i pagamenti differiti pure di un anno per acquisto di consumi.

Neoliberismo e consumismo, dunque, hanno generato una borghesia plebea che è divenuta massa. Un magma trasversale costituito di individui ristretti al proprio particolare, piccoli e medi proprietari che pure quando paghino un mutuo si sentono già inveterati padroni e pur compiangendosi chiamano il sindaco o l’avvocato se i vicini di strada portano il cane a fare i bisogni nell’aiuola adiacente il proprio condominio, si mettono in fila dalla sera prima per acquistare, anche per mille euro, l’ultimo modello di hi-fi il primo giorno di vendita e se in ansia da competizione potrebbero affondare il punteruolo per un graffio alla loro macchina o per conquistare un posteggio e guardano in cagnesco il diverso che potrebbe violare la loro argenteria.

La sinistra è offline per un’umanità siffatta che certo diffida delle ampie vedute, dei progetti di cambiamento che non promettono un due per tre ora e subito. Un’umanità così è tranquillizzata dai mediocri, cui si sentono prossimi e si invaghiscono quando li vedono protagonisti e vincenti, e in questo nostro Paese poi i borghesucci hanno l’hi-fi ultimo modello ma non si sono emancipati dal “bacchettonismo” per cui un omaggio al dio del padre parroco e di sua eminenza il vescovo prometteva la riparazione della mia gamba e il buon andamento del mio affare.

Certo tutto questo è stato un inganno, è servito a disinnescare il movimento dei lavoratori che rivendicava per le categorie attive e positive il compito di una trasformazione culturale ed etica oltre che economica. Fu ciò che intuì il compianto Berlinguer che formulò in contrasto la politica culturale dell’austerità, ma fu osteggiato dai suoi compagni. Fu un inganno, pertanto, tutto quel facile prestare: l’usuraio non diviene mai benefattore. Promuovendo le rendite si sono favorite le ricchezze, che sono cresciute di 5,7 volte più del Pil, mentre, reso precario e negato il lavoro per la crisi provocata da quegli arricchimenti truffaldini e parassitari insieme alla conseguente marginalizzazione del capitale di investimento, i prestatori di manodopera adesso finiscono di svuotare gli illusori miseri risparmi, che invero sono stati molto utili all’accumulo parassitario dei signori delle ferriere. I lavoratori sono nuovamente alla mercè degli elargitori di lavoro.

E l’etica è andata a farsi fottere tra coloro che sono stati fuorviati. La trattativa delle istituzioni con la criminalità organizzata non avvilisce tale umanità per la quale l’arrangio è il mezzo e lo strumento dell’esistere. L’impresa non investe e chiagne, versione all’amatriciana del neoliberismo per cui vuole mani libere per licenziare, diminuire i diritti, sottopagare i lavoratori e pretende l’aiuto di Stato cui tuttavia molto spesso non contribuisce.

Adesso però i disastri prodotti da tale sistema economico e culturale travolgono l’umanità dalla vista di talpa e mettono in ansia i neoliberisti sfruttatori, belli dal ciuffo perennemente fresco e aitante, il riporto, il lifting e lo yacht. Ci sarà spazio per un cambiamento vero? Ci vorrebbe una politica progressista. Ma Renzi è il cavallo di Troia nella casa del Pd, il suo ispiratore è Denis Verdini, numero due di Forza Italia, naturalmente avvolto in mille affari interessanti per le indagini giudiziarie. Le uniche due realtà di sinistra, Sel e Rifondazione, più tradizionale la seconda, e le varie frange disperse che hanno dato vita alla lista Tsipras sono appunto deboli e divise. Manca in tutto il mondo industrializzato, a dir il vero, un concreto e unitario progetto alternativo che possa arrestare e invertire la deriva neoliberista. In altre parti del pianeta, come ad esempio nell’America latina, si assiste a positive, originali esperienze in un fervore di iniziative e vitalità confortanti. Speriamo bene.

Intanto, qui da noi, altro di inquietante avviene. Nelle fasi difficili la piccola umanità di questo nostro sfortunato paese riassapora gusti del bel tempo che fu mai dimenticati e superati.

In effetti potrebbero raggiungere e superare il 15% alle elezioni politiche, quando saranno. Sono Lega, Casa Pound, Fratelli d’Italia, la Destra di Storace. Per ora è solo un’ipotesi. Ma sono parecchi gli indizi di una fatale attrazione. Le poco significative distinzioni è molto probabile non nasconderanno la comune anima: una destra lepenista, socialmente reazionaria; una destra che rappresenta le irresistibili e perenni pulsioni fasciste di una parte della società italiota, lubrificate adesso da un nuovo razzismo, da sottoculture da stadio, bar sport di provincia, canoniche integraliste, muscolarismo e mai rimosse contiguità. La Lega è apparentata in Europa con il Front National di Marine Le Pen. Il segretario del Carroccio, Salvini, un altro Matteo, si è recato in visita nella sede di Casa Pound, nel quartiere romano dell’Esquilino; il leader di Casa Pound, Jannone, ha dichiarato: “ è vero siamo fascisti, ma del terzo millennio” e Casa Pound ha fatto eleggere a Roma il leghista Borghezio, non certo noto per la finezza del suo pensiero. La storia di Casa Pound è costellata di episodi di violenza, aggressioni, pestaggi, scontri di gruppi, ferimenti, manifestazioni e slogan muscolari, tempo fa a Roma se la son presa anche contro l’integrazione dei disabili. Un ex militante ha fatto parte del commando che ha ucciso Silvio Fanella, ritenuto il cassiere della organizzazione a delinquere che faceva riferimento a Gennaro Mobkel, con un passato nell’estrema destra, amico di Mambro e Fioravanti e in odor di massoneria, coinvolto in numerose inchieste giudiziarie, alcune che riconducono alla banda della Magliana, anima nera della malavita romana e sospettato di essere la mente della truffa Fastweb, nonché di un giro vorticoso di denaro sporco reinvestito in abitazioni, gioielli, attività commerciali. Il killer rimasto ferito, Giovanni Battista Ceniti, è un ex militante, certo, ma il contesto è quello in cui l’eversione si occulta nella città corrotta.

Il 18 ottobre appena trascorso Lega e Fratelli d’Italia, Salvini e la Meloni, con la partecipazione di Casa Pound, hanno manifestato contro l’operazione “Mare nostrum”, di sorveglianza e di soccorso ai disperati dei barconi e in contrasto alla vergogna del Mediterraneo mare di morte. Sono stati in migliaia a manifestare a Milano: centomila ha esagerato Salvini, ma più di mille erano quelli di Casa Pound, guidati dal loro capo Gianluca Iannone. La Destra di Storace alle elezioni ha sostenuto la candidatura di Alessandra Mussolini di Forza Italia, colorito personaggio e nipote che evoca e rivendica con orgoglio l’esperienza fascista.

Insomma la cosa nero verde può prendere il largo. Il reazionarismo fascista, qualora ce ne fosse bisogno, è per l’ennesima volta pronto.

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