Pubblicato: gio, 28 Nov , 2013

Berlusconi decaduto è fuori dal Palazzo, non dalla politica

Resta leader del centrodestra e prova a dimostrarlo alla sua piazza. Che ieri contava poche migliaia di persone

 

IMG_7580.JPGSi è chiusa una stagione, ieri, alle ore 17.42. Sul tabellone dell’aula di Palazzo Madama si sono accese 192 lucine rosse e 113 verdi. La maggioranza dei presenti ha decretato la decadenza di Silvio Berlusconi,  già ex presidente del Consiglio, ex premier, ex Cavaliere. E, da oggi, per effetto della condanna definitiva nel processo Mediaset e per l’applicazione della legge Severino,  anche ex senatore.

 Una seduta lunga cinque ore. Nove gli ordini del giorno contro la proposta di decadenza. Bocciati. Numerosi gli interventi dei forzisti, quasi tutti contro i traditori,  gli alfaniani. Duro l’attacco ai senatori a vita presenti in aula, in particolare a Renzo Piano, per la prima volta a Palazzo Madama. Gran parte delle senatrici di Forza Italia ha indossato vestiti di colore nero. “E’ un giorno di lutto per la democrazia”, spiegano. Dall’altro lato dell’emiciclo, a sinistra, gli interventi invece sono brevi, i toni pacati. “Si tratta solo di prendere atto di una sentenza”, è il commento coinciso del capogruppo Pd, Zanda. L’atmosfera, piuttosto,  la scalda l’intervento di Paola Taverna del M5S “oggi, si chiude una storia criminale”. Sfinito, è l’azzurro Bondi a decidere la resa, invitando i colleghi di partito ad arrendersi al verdetto dell’aula, “non c’è più discussione che tenga”.

E, allora, si vota. Lo scrutinio è palese. Sul tabellone è impresso il verdetto. L’aula tace e il presidente Grasso comunica la “mancata convalida della carica di senatore di Silvio Berlusconi, approvate le conclusioni della giunta”.

 Berlusconi non era in aula, ma in piazza a pochi metri dal Senato. “Non hanno vinto la partita”, dice ai suoi sostenitori dal palco del comizio in via del Plebiscito. “L’appuntamento è per il primo giorno di campagna elettorale”, cerca di scaldare l’atmosfera. Ma, a Roma, i termometri registrano una temperatura che, a malapena, sfiora i 7 gradi. L’ex premier è visibilmente stanco, è commosso. Molti lo vedono invecchiato. E’ ferito. “E’ un giorno amaro”, riconosce, ma “la decadenza non è la fine”. Promette di rimanere il leader del centrodestra e di continuare a fare politica, anche fuori dal Parlamento. Come Renzi, come Grillo.

Brinda, in piazza delle Cinque Lune, un gruppetto di esponenti del popolo viola che stappa una bottiglia.

A Isernia, invece, è casa, ma aspetta il risultato della votazione, Ulisse Di Giacomo. E’ il primo dei non eletti in Molise nella lista del Pdl. Siederà sullo scranno di Berlusconi, ma ha aderito al Nuovo centrodestra di Alfano.

 

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