Pubblicato: sab, 26 Ott , 2013

Berlusconi archivia il Pdl e azzera le cariche. Si va verso la nuova Forza Italia.

Vince la linea dura dei lealisti. Il documento finale dell’Ufficio di presidenza conferma la fiducia al governo, ma le decisioni prese saranno ratificate dal Consiglio nazionale l’8 dicembre. Lo stesso giorno in cui il Pd eleggerà il suo segretario.

 Ad Alfano confermo la stima come BErlusconi Forza Italiaministro. E’ la sentenza data da Berlusconi che sancisce la rottura tra il pupillo, senza “il quid, e il leader indiscusso del centrodestra.  Una dichiarazione che arriva alla fine della riunione fiume dell’Ufficio di presidenza, convocato per azzerare le cariche del Pdl, sancire la fine del partito e dare vita alla nuova Forza Italia. Il Cavaliere, conciliante ma fermo, spiega che, se vorrà, Alfano – esponente dell’ala filo governativa del Popolo della libertà – potrà ripensare le sue posizioni. Più che un’apertura nei confronti dell’ex segretario del Pdl, però, questo sembra essere il tentativo messo in atto per mantenere il più possibile compatto il partito. Per cercare di non perdere per strada altri elementi, tutti utili in vista del voto al Senato sulla decadenza, che sarà messa in calendario entro novembre.

 La riunione si è tenuta ieri sera a Palazzo Grazioli – e non a S. Lorenzo in Lucina, sede di Forza Italia – è durata due ore, interminabili.  Proprio per non pregiudicare l’unità del partito Alfano aveva comunicato che non avrebbe partecipato, assenti pure Schifani, capogruppo al Senato, Formigoni, Giovanardi e Sacconi. Bondi è negli Usa. I ministri in quota Pdl, invitati senza diritto di voto, hanno declinato. Non c’erano le colombe del Pdl. Quelle che avevano tentato la mediazione fino al pomeriggio inoltrato. Invano. L’obiettivo era far rinviare l’Ufficio di presidenza che, invece, è iniziato alle ore 17, consumando di fatto la scissione: ha vinto l’ala lealista del partito, quella di Fitto, quella di Berlusconi.

 Il Pdl viene archiviato. La decisione è presa: votano a favore tutti i diciannove presenti. Gli aventi diritto sarebbero ventiquattro, all’appello ne mancano cinque. Berlusconi spiega che è forte l’esigenza di rinnovamento, soprattutto sui territori. Sul piano locale non c’è più entusiasmo. Quello che c’era, l’entusiasmo forzista, va recuperato. Il Pdl ha perso la configurazione originaria. La galassia di partiti piccoli e meno piccoli che gravitava intorno al primo partito di centrodestra si è esaurita.

 Le attività del Pdl, quindi, sono sospese per convergere verso il rilancio di Forza Italia che, per statuto, prevede in capo al presidente il diritto-dovere di delegare le funzioni. Berlusconi lo farà affidandole a persone nuove con la “saggezza e il buon senso che tutti mi riconoscono”. Il percorso di smantellamento del Pdl era stato già avviato il 18 settembre, quando la Giunta per le autorizzazioni aveva deciso per il voto sulla decadenza da senatore del Cavaliere, ma la decisione ha preso forma il 2 ottobre, quando si è votata la fiducia al governo Letta. Fiducia rinnovata nel documento redatto alla fine dell’Ufficio di presidenza, nel rispetto degli impegni programmatici assunti al momento dell’insediamento. Anche se, il Consiglio nazionale del partito, che ratificherà le decisioni prese ieri,  si terrà, presumibilmente, l’8 dicembre. Proprio il giorno in cui sarà eletto il segretario del Pd.

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