Arafat avvelenato con il Polonio
Al Jazeera rivela che sul cadavere ci sono tracce di Polonio 18 volte superiori alla norma
La morte di Yasser Arafat, avvenuta l’11 settembre 2004 in un ospedale militare francese vicino Parigi, è stata da subito avvolta da un alone di mistero. I medici non riuscirono a individuarne le cause ma, inspiegabilmente non venne effettuata nessuna autopsia. Indagini sui resti dell’ex leader dell’Olp, sono stati effettuati soltanto in seguito alla riesumazione della salma effettuata lo scorso novembre per consentire le analisi alle tre squadre di inquirenti, provenienti da Svizzera, Francia e Russia. Il risultato degli esami è stato comunicato dalla tv araba Al Jazeera che, venuta in possesso del rapporto di 108 pagine redatto da specialisti svizzeri, ha annunciato un «innaturale livello di polonio radioattivo nelle costole e nel bacino». La stessa Al Jazeera aveva condotto lo scorso anno un’indagine che rivelava la presenza di tracce di polonio sugli effetti personali di Arafat, ma adesso i risultati delle analisi compiute da un laboratorio di Ginevra confermano le tracce dell’isotopo, registrando una misura 18 volte superiore alla norma nei resti e nel terreno che ha assorbito i fluidi del corpo. Gli esperti svizzeri parlano di «un 83% di probabilità che sia stato avvelenato» ma per Suha Arafat, vedova del leader palestinese, si tratta di «un vero crimine, un assassinio politico».
Non sarebbe il primo. Basti ricordare il caso di Aleksander Litvinenko, ex spia del Kgb avvelenata nel novembre del 2006 a Londra con il polonio 210. I sospetti sulla morte di Arafat erano già tanti per via delle cause ignote, adesso la presenza del polonio infittisce il mistero sulla morte di un leader che da vivo era scomodo a livello internazionale, e che da morto rischia di esserlo ancora di più.