Pubblicato: sab, 15 Mar , 2014

Amniocentesi addio, basterà test sul sangue

L’esame invasivo previsto in gravidanza per scoprire eventuali malformazioni del bambino con le analisi del sangue non sarà più necessario, sarà sufficiente un prelievo dalla futura mamma. Lo studio è stato condotto da Menarini e il centro di immunologia di Singapore Sign, ma la tecnologia è tutta made in Bologna.

gravidanzaAnomalie e malattie genetiche del feto rivelate non più dalla tradizionale e invasiva amniocentesi, ma da poche gocce di sangue. Questo è l’obiettivo dell’intesa, che verrà siglata nei prossimi giorni a Singapore, tra Menarini e Sign (Singapore Immunology Network), centro di immunologia a Biopolis.

Il progetto è finalizzato a trovare un biomarcatore tra le cellule fetali in circolo associabile ad anomalie e patologie genetiche del feto. Il test è già disponibile negli Usa dal 2011 e in Italia dallo scorso anno, ma la cosa veramente rivoluzionaria è l’affidabilità dei risultati per la comunità scientifica. Questo tipo di esame pur esistendo, infatti, viene considerato solo di screening e non diagnostico. L’unico svantaggio dei test è il costo esoso: più di mille euro. 

L’accordo prevede anche l’utilizzo della prima tecnologia in grado di isolare, in modo automatico, singole cellule presenti nel sangue mantenendole intatte, vive e capaci di riprodursi, sfruttando i principi della dielettroforesi.  Tale tecnologia sichiama «Deparray» ed è stata realizzata a Bologna e brevettata dalla start up Silicon Biosystems, acquisita da Menarini nel settembre scorso.

Domenico Simone, il direttore di Menarini, ha così commentato il progetto: «Concluderemo definitivamente a breve l’accordo, siamo alle ultime rifiniture. Il progetto coinvolge le autorità di Singapore e Biopolis, centro di ricerca avanzatissimo, dove abbiamo trovato le innovative tecnologie e il giusto ambiente positivo – ha proseguito – per questa nuova avventura scientifica. L’obiettivo iniziale sarà mettere a punto un biomarker che individui le cellule fetali nel sangue per diagnosticare la presenza di malattie genetiche del feto».

«E’ una sfida tutta italiana – ha continuato Simone – è il frutto del genio di un giovane ricercatore pugliese, Gianni Medoro, che in collaborazione con Nicolò Manaresi, esperto di elettroforesi, ha sviluppato questo promettente “gioiello” presente già con trenta macchinari nei centri scientifici di tutto il mondo, cinque dei quali solo in Italia». Un altro nome italiano presente a Singapore ed impegnata nel progetto è quello dell’immunologa Paola Castagnoli che coordina circa duecento ricercatori. «In sei o sette mesi contiamo di individuare il biomarcatore specifico per questo tipo di problema per passare immediatamente alla fase clinica, valutando la tecnologia in parallelo con le amniocentesi in almeno 1500 test», ha concluso Simone.

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