Pubblicato: gio, 22 Ago , 2013

Agnello Hornby: la nostra spazzatura puzza meglio

Oggi a Palermo l’ufficializzazione del sostegno della scrittrice siciliana alla candidatura di Palermo come Capitale europea della cultura 2019

 

di Gilda Sciortino 

NEWS_157165Dopo Moni Ovadia giunge ora Simonetta Agnello Hornby a sostenere la candidatura di Palermo a “Capitale della Cultura Europea 2019”. Oggi, nella sede della Gam, la Galleria d’arte moderna di Palermo, l’ufficializzazione della new entry, che consentirà di arricchire un percorso, che il prossimo 20 settembre potrebbe dirci se il capoluogo siciliano è tra quelli che, ulteriormente selezionati, nel prossimo anno e mezzo dovranno dimostrare di avere tutti requisiti necessari a fare della nostra città un simbolo di cultura, arte e solidarietà per il mondo. Impresa per nulla semplice, dal momento che molte ambiscono a tanto.
“Siamo in una fase ormai molto avanzata – spiega l’assessore alla Cultura del Comune di Palermo, Francesco Giambrone – perché abbiamo raccolto il materiale della dimensione partecipata svolta nei mesi scorsi, recuperando il ritardo dovuto al fatto che abbiamo cominciato tardi, neanche un anno e mezzo fa, praticamente quando ci siamo insediati, mentre numerose città erano partite molto prima di noi. Fortuna che qui aveva già cominciato la società civile. Nella cabina di regia ci stanno anche la Regione, il Comune, l’Università, ognuno con la propria specificità, insieme ai quali arriveremo al momento di presentare al ministero il dossier della candidatura. Nel frattempo, si unisce a noi una serie di amici, come Moni Ovadia e oggi Simonetta Agnello, per fare in modo che un sogno diventi realtà. Altri testimonial, però, ci raggiungeranno durante la strada. Saranno pochi, ma avranno tutti un legame con Palermo, decisi a partecipare perché ci credono davvero”.
Anche se ormai vive in Inghilterra, dove non solo fa l’avvocato ma ha anche sposato un cittadino inglese, Simonetta Agnello Hornby non ha mai dimenticato né rinnegato la sua palermitanità. Che racconta lei stessa. “Papà me lo diceva sempre, quando venivo in Sicilia: tu sei palermitana. Non so se voleva farmi un complimento – lui, agrigentino, amante della campagna -, ma io ho sempre pensato che fosse così. Sono nata in via Manzoni 11, nella casa della mia bisnonna, che poi fu venduta. Trasferii, quindi, la mia fedeltà di palermitana a Montepellegrino, sicura che non potessero levarmelo più”.
Una “palermitananza”, portata con se all’estero. “Ho viaggiato tantissimo – continua a raccontare la scrittrice – vivendo in tutto in tre continenti. Le due città per me come Palermo sono Istambul e Il Cairo, dove mi sento a casa per il loro cibo, per la gente, per il modo di vivere, soprattutto anni fa, quando non c’era il fondamentalismo. Come capitale della cultura europea nel mondo di oggi, in cui abbiamo tanti non europei, provenienti soprattutto dal bacino del Mediterraneo del sud, il fatto che ci sia una città come questa, nata grazie a non europei, cresciuta con una grande quantità di dominazioni, non fa che darle diversi punti di vantaggio. Ha mantenuto una mediterraneità che non ho mai visto in nessun altro luogo del mondo. Qui c’è anche la cultura del diritto. Lo dico perché io, che ho fatto anche il giudice, sono convinta che il capoluogo siciliano abbia avuto sempre un occhio di riguardo per certi tipi di diritti fondamentali, come quello dell’istruzione e del lavoro”.
Un concetto di giustizia che, secondo la Agnello Hornby, farebbe parte del dna del palermitano, senza avere bisogno di atterrare all’aeroporto “Falcone e Borsellino” per capirlo.
“La giustizia, però, non esiste e non può esistere, teniamolo bene a mente, senza lavoro e inclusione sociale, da ottenere non certo attraverso gli amici e la mafia. Io, vivo altrove da oltre 40 anni e mi dichiaro siciliana; se, però, mi chiedono di spiegare cosa vuol dire, dico anche che sono palermitana. Questo vuol significare che dobbiamo essere fieri e orgogliosi di noi, anche per le cose meno belle, perché non tutto il brutto è orribile. Oggi, camminando a piedi per la città sentivo il cattivo odore proveniente dai cassonetti pieni di spazzatura. Ecco, devo dire che certe volte anche la puzza dell’immondizia ha un certo “non so che”, perché mi fa pensare a quello che ha mangiato la famiglia che ha buttato lì i suoi sacchetti. C’era un tale odore di pesce fritto, che me ne è venuta subito voglia. Vi sembrerà impossibile, ma ci sono puzze peggiori nel mondo. Palermo ha, poi, una grande qualità: la straordinaria capacità di sopravvivenza. Era distrutta durante la guerra, ma è riuscita a mantenere il centro storico più grande d’Europa”.
Ovviamente, mantenere non solo facendo la conta dei palazzi e dei monumenti storici, bensì prevedere interventi di recupero, che guardino anche al futuro. Invece, ciò che non hanno fatto le bombe, riuscirà a fare l’indifferenza e inadempienza delle tante amministrazioni pubbliche, che ben poco hanno realizzato per ridare lustro a tanta bellezza.
“Quello che dico – conclude la Hornby – è di cercare di sfruttare al meglio quanto ci sta attorno, tutelandolo con tutte le nostre forze. Io, l’anno scorso, ho scoperto le Torri d’Acqua, che mi hanno letteralmente folgorato. Ecco perché fare da testimonial a questa candidatura non può che onorarmi, e dare una marcia anche a me stessa per fare qualcosa in più per questa terra”.

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