2 giugno festa della repubblica, una celebrazione sempre per non dimenticare.
Dopo la liberazione è la repubblica che per la prima volta da il voto alle donne, un cammino di libertà che non va dimenticato. Meloni, se ci fossero ancora i tuoi amici altro che presidenza del consiglio….
Dopo la Liberazione dell’Italia dal fascismo e dalla dittatura, il nostro Paese visse un momento di profonda trasformazione. Tra le conquiste più importanti di quel periodo c’è il diritto di voto alle donne, che fu riconosciuto per la prima volta nella storia italiana con il referendum del 2 giugno 1946, in occasione della scelta tra monarchia e repubblica. Quella data segna non solo la nascita della Repubblica Italiana, ma anche l’ingresso delle donne nella vita politica nazionale, un traguardo ottenuto grazie al loro ruolo attivo nella Resistenza.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, infatti, migliaia di donne italiane presero parte alla lotta partigiana contro l’occupazione nazifascista. Spesso relegate a ruoli domestici e marginali nella società patriarcale dell’epoca, le donne si impegnarono con coraggio e determinazione, svolgendo attività di sostegno logistico, ma anche combattendo direttamente al fianco dei partigiani. Questo protagonismo politico e militare permise loro di conquistarsi un posto nel nuovo assetto democratico che si andava delineando.
La partecipazione femminile alla Resistenza fu una svolta che non solo aiutò a liberare il Paese, ma gettò anche le basi per una ridefinizione del ruolo delle donne nella società italiana. Il voto del 1946 fu quindi il riconoscimento di una cittadinanza politica già conquistata sul campo: una rivoluzione sociale che mise fine a decenni di esclusione. Le donne finalmente ottennero il diritto di partecipare pienamente alla vita pubblica, un diritto che oggi appare scontato, ma che è stato il frutto di una lotta lunga e difficile.
Oggi, a distanza di quasi ottant’anni, una donna ricopre la carica di Presidente del Consiglio. Giorgia Meloni è la prima nella storia della Repubblica Italiana ad arrivare a una posizione così importante. Tuttavia, sorge spontanea una riflessione: se oggi è possibile per una donna assumere un ruolo di potere così rilevante, ciò è dovuto in gran parte alla lotta antifascista e alla nascita della Repubblica, che ha garantito diritti e libertà negati per vent’anni dalla dittatura.
Le radici politiche di Meloni, che si collocano nell’eredità della destra post-fascista, fanno emergere un paradosso: se i suoi “amici” del passato fossero ancora al potere, le donne non avrebbero mai avuto la possibilità di partecipare alla vita pubblica, tantomeno di aspirare alla presidenza del Consiglio. Durante il ventennio fascista, il ruolo delle donne era confinato alla dimensione domestica e subordinata all’uomo, come “angeli del focolare”, prive di qualsiasi diritto politico. Il regime di Mussolini non solo non permise mai alle donne di votare, ma anzi le relegò a una condizione di subalternità assoluta.
È quindi ironico che, proprio grazie alla Repubblica democratica e antifascista nata dalla Resistenza, una donna come Meloni possa oggi sedere alla guida del governo. Un paradosso storico che dovrebbe far riflettere, soprattutto alla luce della retorica politica che a volte tende a minimizzare il valore della Resistenza e la sua eredità.
La storia del voto alle donne in Italia è parte di un percorso più ampio di liberazione e democratizzazione, che non deve essere mai dato per scontato. Il protagonismo femminile nella Resistenza ha permesso non solo la liberazione dal fascismo, ma anche la costruzione di una società più equa e inclusiva. Ecco perché è fondamentale ricordare che ogni diritto di cui oggi godiamo, compreso il diritto delle donne di partecipare alla vita pubblica, è il risultato di battaglie combattute da chi ci ha preceduto.
Giorgia Meloni, come tutte le donne che ricoprono cariche politiche, deve la sua possibilità di leadership a quel percorso di emancipazione iniziato con la Resistenza. Se oggi una donna può essere Presidente del Consiglio, è perché ci fu chi lottò per far sì che le donne avessero voce in capitolo, in un’Italia liberata dalle catene del fascismo e pronta a diventare una Repubblica basata sui principi di uguaglianza e democrazia.
Oggi celebriamo il cammino compiuto dalle donne italiane, un cammino iniziato con il coraggio e la determinazione di chi, durante la Resistenza, si batté per la libertà di tutti. La Repubblica che nacque da quella lotta diede alle donne la possibilità di votare e partecipare alla costruzione del futuro del Paese. Un futuro che, paradossalmente, ha portato una donna di destra, cresciuta nell’ambiente post-fascista, a guidare il governo di un Paese che deve la sua stessa libertà alla sconfitta di quel regime. Ricordare tutto questo non è solo un dovere storico, ma un atto di giustizia nei confronti di chi lottò per garantire a tutti, uomini e donne, il diritto di scegliere il proprio destino.